giovedì 28 maggio 2015

Il contributo del Prof. Carlo Alberto Redi

Carissimi,

il prof. Carlo Alberto Redi (LINK), importante scienziato, Accademico dei Lincei ed uno dei maggiori esperti italiani nel settore delle biotecnologie, già più volte citato nel nostro blog anche quale promotore del "Manifesto per un buon uso delle biotecnologie", ha generosamente accolto il nostro invito!


Ovviamente ne siamo molto felici! Pubblico di seguito il documento che ci ha inviato, essendo piuttosto articolato e quindi inadatto per essere postato in commento nello "spazio ospiti".

Organismi geneticamente modificati nella catena alimentare: visto da Marte

CarloAlberto Redi
Accademico dei Lincei
Laboratorio di Biologia dello Sviluppo
Universita’ di Pavia


Ci e’ stato insegnato al liceo che in presenza di controversie e di punti di vista molto lontani, e’ buona cosa che gli interlocutori si pongano con buon animo e pacatezza attorno ad un tavolo e decidano su come la discussione debba procedere, con la ferma convinzione che solo un dibattito basato su comuni ed accettati presupposti possa aiutare: in altre parole, in presenza di situazioni intricate e di livelli della discussione che si frammischiano tra loro e’ bene decidere quale debba essere il modus ponens del dibattito, quali elementi debbano essere considerati, la gerarchia di valori e cosi’ via. Mai come nel caso del dibattito sulla sicurezza alimentare degli OGM questa prioritaria necessita’ e’ stata dimenticata. Visto da Marte, il dibattito attuale e’ a dir poco schizofrenico, scomposto in mille rivoli da interlocutori che non parlano la stessa lingua, reso sterile e falsato da pregiudizi ideologici. Cerchiamo allora di riportare un poco di ordine nella attuale confusione, di distinguere tra opportunita’ tecniche offerte dalle biotecnologie (in particolare quelle agroalimentari) e gestione politica di queste opportunita’, fermo restando che i diversi interlocutori (consumatori, e cioe’ noi tutti, decisori politici, imprese mercantili, scienziati) debbono rendere chiari i propri punti fermi, gli elementi del problema che considerano pregiudiziali ed utili per il dibattito; gli elementi che risulteranno condivisi permetteranno di meglio definire le condizioni al contorno del problema e quindi aiuteranno nello svolgimento di un dibattito efficace e costruttivo (tali dovrebbero essere tutti i dibattiti). Questa lunga premessa per tentare di chiarire quali aspetti del problema OGM nella catena alimentare siano ritenuti problematici nell’attuale scenario, ed eventualmente individuare i modi per una loro gestione che risulti corretta e soddisfacente i bisogni di tutti gli interlocutori; ed anche, quali aspetti richiedano ulteriori studi. Vi e’ una condivisione unanime sulla constatazione che la nostra specie deve affrontare oggi, al livello evolutivo a cui e’ giunta, diversi e rilevanti problemi: veniamo dalle caverne, siamo andati sulla luna, oggi il pianeta si presenta superaffollato, superinquinato, in crisi idrica, vicino alla desertificazione; piu’ della meta’ della superficie del pianeta e’ stata modificata dall’uomo (per usi legati alla agricoltura ed alla residenzialita’) negli ultimi 7000 anni, piu’ di un terzo solo a partire dalla rivoluzione industriale. Per affrontare un simile scenario (avendo in mente due pilastri etici del vivere sociale: salute ed istruzione per tutti i cittadini, al di la del censo, senza discriminazione sociale) e’ necessario dotarsi di strumenti idonei e potenti: primo fra tutti, un buon uso delle biotecnologie (si veda il manifesto sottoscritto da eminenti personalita’, certamente non al soldo delle imprese mercantili!). E dunque a questo riguardo e’ necessario stabilire i diversi piani del dibattito non potendo piu’ esservi dubbi sul fatto che le biotecnologie, in senso lato, siano una scelta obbligata per i tanti problemi che la nostra specie deve affrontare (a ulteriore sostegno di questa conclusione mi pare inutile anche solo un breve profilo storico dell’impiego delle biotecnologie, a partire dagli albori della umanita’).


EMOZIONE, RAZIONALITA' E CONOSCENZA 

L’attuale dibattito sugli OGM soffre di una forte componente emotiva che non permette di affrontare le problematiche ad essi connesse su una base scientifica. Il differente approccio dell’opinione pubblica nei confronti degli OGM impiegati in diversi settori (agroalimentare, industriale, ambientale, biomedico) denota una mancanza di coerenza che soltanto l'aumento delle conoscenze e l’accettazione razionale dei dati disponibili può permettere di superare. Ne consegue un problema di informazione capace di azzerare l’attuale analfabetismo biotecnologico.


CORRETTA INFORMAZIONE

L’informazione sugli OGM, e in generale sulle biotecnologie, è raramente offerta su basi scientifiche. Di fronte ad una legittima richiesta di informazioni da parte dell'opinione pubblica il dibattito viene condotto cavalcando le paure dei consumatori. E’ necessario promuovere una corretta informazione scientifica a tutti i livelli con il diretto contributo dei ricercatori attraverso la partecipazione a incontri con le comunità locali per un arricchimento culturale per tutti, capace di smorzare i toni ideologici: 


IL RUOLO DELLA POLITICA

Il “dibattito falsato” sugli OGM e sulle biotecnologie e’ dovuto in gran parte alla latitanza della gestione politica del problema. Questa ha due radici, l’una e’ la totale assenza di investimenti per ricerca in questo settore, il cui onere e’ quasi totalmente a carico della impresa mercantile. Chiamandosi fuori quale primo doveroso attore nel finanziare queste ricerche, i governi centrali hanno poi voce nulla nella gestione politica delle ricadute applicative. O meglio, e qui sta la seconda radice, ne hanno una del tutto negativa, una voce solo censoria, di negazione aprioristica delle possibili applicazioni in nome di un pregiudizio chiamato “principio di precauzione” (che e’ cosa seria). Ma cosi’ come non finanziano in prima persona le ricerche nel settore, non si pongono neppure nella condizione di corretto scrutatore delle evidenze fornite pro o contro gli OGM. Per non sbagliare, si proibisce (troppi sono gli esempi, anche recenti, per citarne anche solo uno). In realta’ qui il problema e’ piu’ profondo, ed e’ la preparazione scientifica del decisore politico che e’ nulla; inoltre, in Italia, assistiamo anche ad un fenomeno del tutto singolare, ad una totale mancanza di preparazione si accompagna una superbia che non ha limiti: deputati e senatori che discutono di OGM, natura dell’embrione, fisica dell’idrogeno, da veri esperti (in ambito anglosassone una tale posizione e’ inconcepibile fuori dal circo-varieta’). La classe politica dovrebbe tenere in maggiore considerazione l’opinione espressa dai comitati tecnici, per il bene di tutti. Si dovrebbero creare Agenzie Regionali per la Sicurezza Alimentare, che dovrebbero condurre analisi a campione su tutti gli alimenti in commercio, compresi quelli derivati da organismi non geneticamente modificati e dai prodotti biologici (non certo scevri da gravi pericoli, come ad esempio la frequente presenza di micotossine, e sottoposti ad un numero di saggi vicino allo zero, in una situazione tale da permettere truffe ai danni dei consumatori; per chiarezza, i cibi da OGM vanno incontro a piu’ di 50 diversi tipi di saggi per valutarne la sicurezza!!). Ciò contribuirebbe certamente a rassicurare l’opinione pubblica, garantendo al contempo la sicurezza alimentare a tutti i livelli. Piu’ in generale, il decisore politico dovrebbe impegnarsi a promuovere la cultura, l’educazione scientifica legata alle diverse problematiche del biotecnologico ed a cercare di limitare i danni, economici ed ambientali, dovuti alla attuale sovraproduzione agricola: in Italia, buona parte della produzione di riso, vite, olivo, pomodoro e’ sistematicamente distrutta; in Europa si produce circa il 600% di latte in piu’ del fabbisogno.

Vediamo quindi alcuni degli aspetti piu’ vistosi, e piu’ ripetuti a noia, ritenuti “veri” senza alcuna base scientifica. 

LA BIODIVERSITA'

L'erosione della biodiversità ha radici ben più profonde e non e’ dovuta all'avvento delle moderne biotecnologie e degli OGM. L'invenzione dell'agricoltura e le tecniche di selezione e di miglioramento genetico tradizionale hanno determinato irreparabili perdite nel patrimonio genetico delle specie di interesse agricolo o zootecnico. Questo non significa che si debba proseguire su questa strada ma nemmeno che l'impiego di OGM possa di per sé avere il potere di accelerare questa tendenza. Al contrario, sono molteplici le applicazioni delle tecnologie del DNA ricombinante, della caratterizzazione molecolare e delle biotecnologie riproduttive per la salvaguardia della biodiversità animale, vegetale e microbica. Queste ricerche devono senz'altro essere incoraggiate in quanto possono rappresentare l'unica soluzione possibile per la conservazione di determinate specie ormai in via di estinzione.

L'AMBIENTE

Le biotecnologie e in particolare le tecniche del DNA ricombinante, potrebbero recare incomparabili benefici all'ambiente: si pensi alla possibilità di utilizzare piante caratterizzate da una migliore capacità di assimilazione delle sostanze nutritizie (con una conseguente riduzione dei fertilizzanti), di coltivare piante resistenti ai patogeni, di distribuire antagonisti microbici (con la conseguente riduzione dei fitofarmaci distribuiti sulle colture), di ricorrere a processi industriali come lo sbiancamento della polpa di cellulosa non più basati sull'impiego di prodotti chimici ma sull'attività di enzimi ricombinanti in bioreattori, o ancora a pratiche di biorisanamento di siti contaminati che sfruttino ceppi batterici modificati capaci di degradare composti altamente inquinanti. In una parola, l’ecologia della ricostruzione, che ancora stenta a dotarsi di strumenti concettuali che non siano quelli derivati dagli studi classici di ecologia, non puo’ prescindere dall’impiego delle biotecnologie.

LA SALUTE ALIMENTARE

Mucca pazza puo’ essere considerato il paradigma della attuale confusione sugli OGM in tavola. Mucca pazza non ha nulla a che vedere con gli OGM, ma inevitabilmente viene presentato dai media nello stesso calderone in cui finiscono tutte le notizie allarmiste e sensazionalistiche legate agli OGM. Cosi’, una gravissima conseguenza di comportamenti truffaldini (l’elenco sarebbe lunghissimo, sino ai polli alla diossina) ammantati di eccesso di ecologismo povero di scienza (negli anni '70 gli ambientalisti plaudivano allo smaltimento delle carcasse animali attraverso l'immissione nella catena alimentare, in modo da ridurre l'inquinamento da diossina derivante dai processi di incenerimento) viene indirettamente fatta cadere sugli “scienziati”, matti o al soldo delle multinazionali, dimenticando di dire che sono gli scienziati ad avere chiarito la causa di mucca pazza (D. Carleton Gajdusek, Nobel 1976 per aver individuato presso gli aborigeni della Papua Nuova Guinea la malattia kuru, trasmessa per le abitudini rituali di cibarsi del cervello dei morti e piu’ tardi Stanley B. Prusiner, Nobel 1997 per aver individuato nei prioni un nuovo mezzo di infezione biologica) ed indicato la via terapeutica. Purtroppo, se le ricerche condotte fin'ora sul tema della biosicurezza e dell'impatto ambientale degli OGM non sono servite a rassicurare gli ecologisti, difficilmente potranno essere utili nuovi dati, anche perché questi non vengono tenuti in considerazione dagli ecologisti e dai media. Sara’ necessario proseguire con azioni capillari sul territorio, come quella intrapresa a Casalino (NO). 
Il cibo che domani troveremo sulle nostre tavole sara’ ottenuto da sementi geneticamente modificate, offrendo al consumatore piu’ alti valori nutrizionali e maggiore sicurezza alimentare. Cosi’ come le medicine del domani saranno ottenute attraverso l’applicazione di una varieta’ di procedure biotecnologiche capaci di fornire medicine piu’ potenti e piu’ mirate per la cura di diverse patologie e per ottenere diversi tipi di vaccini contro tante malattie.

de omnibus rebus et quibusdam aliis
1) Si ritiene che il processo di produzione degli OGM sia molto impreciso e soggetto ad errori capaci di creare varieta’ di sementi geneticamente poco controllabili una volta immesse nell’ambiente: In base ai dati forniti dalla Agenzia Atomica di Vienna (EMBO, 2001, 2:744), negli ultimi 50 anni ben 2252 tipi di sementi sono stati ingegnerizzati geneticamente attraverso il bombardamento con radiazioni (capaci di alterare il genoma in un modo cosi’ profondo che nessuna altra tecnica puo’ eguagliare, e di alterarlo in modo del tutto casuale) per ottenere sementi resistenti a diversi tipi di patologie. Per colmo di ironia, e’ proprio la agricoltura organico-biologica ad impiegare e sostenere le varieta’ di sementi resistenti ad alcune patologie ottenute con l’irraggiamento atomico. Dei diversi tipi di agricoltura, quello organico-biologico e’ il piu’ dipendente da questo tipo di sementi. Organizzazioni come Greenpeace, notoriamente contrari agli OGM, sostengono queste sementi come “tradizionali”, sementi che non sono mai state sottoposte ad alcun saggio di sicurezza alimentare e che in natura non esistono!
2) Si ritiene che la presenza di geni e proteine del tutto nuove in una specie costituisca un rischio per la salute: Nel caso del citatissimo mais GA21 resistente all’erbicida Roundup, la proteina EPSPS che conferisce la resistenza e’ diversa dalla forma selvatica per soli 3 aminoacidi e di fatto e’ ben piu’ simile alla forma selvatica che alla EPSPS di altre piante largamente “accettate”. Ma ancora piu’ stupefacente e’ il voler ignorare che negli ultimi 40 anni la proteina Bt e’ stata impiegata in agricoltura e quindi non si puo’ certo dire “nuova” nella nostra dieta. 
3) Si ritiene che una resistenza convenzionale ad insetti nocivi, nel mais, si sia evoluta naturalmente con il mais, nel suo ambiente: ora deve essere chiaro che il mais e’ una pianta del tutto addomesticata il cui unico ambiente naturale e’ da sempre il campo coltivato! L’unica evoluzione a cui il mais e’ stato sottoposto e’ stata quella governata dagli agricoltori. Il Teosinte (la forma selvatica da cui e’ stato originato il mais) ha contribuito con soli pochi individui (e quindi solo con una infinitesima parte della sua diversita’ genetica) all’attuale genoma del mais.
4) Si ritiene che la presenza di polline sia equivalente ad impollinazione: alcuni lavori citati dai movimenti anti-OGM riportano come evidenza di impollinazione la sola presenza di polline (il classico Timmons del 1995, presenza, non impollinazione, di polline a 1.5 Km); e’ questo un errore grossolano, di superficiale citazione di lavori e di errore di biologia di base, rilevare la presenza di polline non significa reale fecondazione. Trasporto di semi OGM o impollinazione anche a grande distanza possono comunque avvenire, ma sono certamente eventi rarissimi e non possono essere assimilati ad una presunta capacita’ del transgenico di marciare come una orda di barbari attraverso tutte le campagne di un paese.
5) Si ritiene che la presenza di una sostanza (carcinogenetica o teratogenetica ai saggi di laboratorio) in un cibo sia indicazione della pericolosita’ di quel cibo: i frutti e le verdure contengono naturalmente piu’ di 10.000 sostanze naturali che se estratte, concentrate e iniettate in roditori (come previsto dai saggi tossicologici) si rivelano carcinogenetiche o teratogenetiche (si consideri il benzene), ma non per questo non mangeremo piu’ frutta e verdura.
6) Si ritiene che alcune ipotizzate difficolta’ legate all’impiego di una nuova tecnologia siano bastanti per proibire per sempre tali tecnologie: se avessimo assunto questa attitudine di precauzione nel corso della nostra storia evolutiva saremmo ancora fermi al neolitico, non avremmo mai impiegato i pesticidi, l’elettricita’, i farmaci, i mezzi di locomozione. Ci saranno sempre problemi con le nuove tecnologie, la svolta mentale e concettuale deve essere quella di non rifiutarle ma di lavorare per la loro applicazione in buona sicurezza.
7) Si ritiene che gli OGM possono favorire il passaggio orizzontale di geni non desiderati (ad esempio la resistenza ad un antibiotico): questa convinzione viene dai risultati di studi presentati in modo distorto: l’esempio piu’ recente viene da The Guardian che in data 17/07/02 riporta la presenza di DNA da OGM nei batteri della flora intestinale di alcuni volontari. Si dimentica di dire che questo dato e’ valido solo per quei volontari che erano privi di un tratto intestinale e non si e’ verificato per il gruppo di controllo, volontari sani nei quali non e’ stato trovato alcun DNA da OGM. Il recente completamento dei programmi di sequenza di rappresentanti di Archea, Bacteria ed Eucarya ha messo in evidenza come il trasferimento orizzontale di geni sia un fenomeno universale; nel genoma umano centinaia di geni sono giunti a noi dai batteri ed oggi svolgono compiti chiave nella biologia cellulare della nostra specie.
8) Si ritiene che l’uso di OGM alimentari produca danni alla salute: ad oggi non vi e’ un solo dato a sostegno di questa ipotesi nel confronto con i cibi ottenuti dall’impiego delle tecniche agricole convenzionali; anzi, l’impiego di tecnologie piu’ precise e la piu’ severa regolamentazione a cui sono sottoposti li rende piu’ sicuri dei cibi ottenuti con tecnologie piu’ tradizionali.
9) Si ritiene che la evidente disparita’ di accesso alle biotecnologie alimentari sia dovuta alla tecnica in se’: il fatto che pochi monopoli detengano il mercato delle biotecnologie alimentari e’ diretta conseguenza della assenza dei governi centrali nel sostenere la ricerca in questo settore, non e’ dovuto alla tecnica in se’. Va fatta chiarezza: e’ ingenuo ed imprudente pensare di combattere i monopoli rifiutando le grandi potenzialita’ benefiche derivanti dalle biotecnologie in campo alimentare. Il riso golden (piu’ ricco di vitamina A, utile nella dieta di grandi strati di popolazione sottonutrita) e’ chiaramente un beneficio per i consumatori, ed anche in una ottica di economia “liberale” non puo’ essere lasciato in mano a due monopoli. Ma la impresa mercantile, che non e’ impresa di beneficenza, non puo’ essere contrastata solo con divieti. Questo punto e’ molto chiaro a paesi come Cuba, India, Cina che stanno investendo in modo cospicuo nel settore.
10) La riflessione finale sull’accettabilita’ degli OGM deve di necessita’ contemplare tutte le opzioni utili alla loro gestione: la priorita’ e’ l’educazione scientifica dei cittadini per far si che dalla loro diretta volonta’ discenda l’impegno ad una corretta gestione politica del problema. E’ questo anche un esercizio di democrazia, che tanto puo’ dare alla crescita di una societa’, ben al di fuori del campo delle biotecnologie.

giovedì 14 maggio 2015

Spazio Ospiti


Cari membri di questa comunità, posto questo articolo, per consentire agli ospiti che vorranno onorarci con la Loro visita, di identificare, uno spazio per riunire i loro interventi sugli OGM. Riassumo i punti a cui è approdata, con il contributo di tutti, fino ad ora, la discussione sugli OGM.

a) Le controversie sull'uso degli OGM riguardano soprattutto le applicazioni agroalimentari: nel settore farmaceutico e industriale gli OGM sono infatti ampiamente accettati. Il motivo è che i vantaggi del loro impiego risultano poco evidenti ai consumatori mentre i rischi sono quotidianamente enfatizzati, con più o meno rigore scientifico, sulla stampa a larga diffusione. Il relativo dibattito è inoltre guidato da motivazioni di carattere commerciale e politico, più che scientifico. Le modifiche genetiche possono consistere nell'inserzione di nuovi geni o nel silenziamento di geni già presenti nel genoma della pianta.

b) Vantaggi finora individuati

- Le piante G.M. sono, come molte colture tradizionali, ibridi estremamente produttivi. La produttività può essere ulteriormente aumentata agendo sui geni che regolano la crescita delle piante. Il passaggio ad un'agricoltura intensiva diventerà sempre più, in futuro, un passaggio obbligato, anche nei paesi poveri, a causa della crescente diminuzione delle superfici arabili dovuta a siccità, salinità, urbanizzazione.
- Piante G.M. per resistere ai parassiti tipici di una coltura (insetti, batteri, funghi, virus) diminuiscono l’impiego di antiparassitari e fitofarmaci (vantaggi per la salute dell'uomo; salvaguardia della biodiversità animale minacciata dall'uso intensivo e indiscriminato degli antiparassitari; semi più costosi ma risparmio sulla spesa dei prodotti chimici; aumento della resa dei raccolti) e richiedono meno interventi sul campo (risparmio economico sulla manodopera).
- Piante G.M. possono presentare interessanti proprietà nutrizionali (dal pomodoro ricco di antocianine, al Golden Rice arricchito di vitamina A che si è rivelato utile per contrastare gravi patologie in paesi poveri).
- Alcune piante sono G.M. per renderle resistenti a stress ambientali, con possibilità di coltivarle in zone considerate inadatte come terre poco fertili o semiaride, in vicinanza di acque salmastre, ecc. 
Alcune piante sono G.M. per diminuirne la tossicità alimentare (es. la patata transgenica Innate che cuocendo produce meno acrilammide o la manioca in cui viene spento il gene che produce acido cianidrico) o il naturale potere allergenico (presente ad es. in fragole, noci, nocciole, etc), oppure per migliorare la qualità panificatoria, la predisposizione a una frittura più rapida e con minore assorbimento di olio, le qualità estetiche.
- Gli OGM potrebbero aiutarci a salvare alcune tipiche produzioni italiane come il pomodoro Sanmarzano o il riso Carnaroli, le cui coltivazioni stanno scomparendo a causa di virus e funghi (sono davvero questi i motivi per cui stanno scomparendo?).
- Gli OGM prima di essere messi in commercio richiedono una serie di opportuni controlli sulla sicurezza alimentare che non vengono effettuati sulle nuove varietà ottenute con tecniche convenzionali. Paradossalmente sono quindi più sicuri di molti cibi ottenuti con queste ultime.

c) Svantaggi finora individuati

- Bioinquinamento, cioè trasferimento del  nuovo gene ad altre piante, tramite impollinazione incrociata (aggirabile con semi apomittici o con il mantenimento di una distanza di sicurezza tra campi OGM e non-OGM).
- Bioinvasione, cioè crescita invasiva della pianta modificata e conseguente scomparsa delle varietà autoctone (mi sembra che l’agricoltura moderna, non-OGM, faccia altrettanto): insomma diminuzione della biodiversità vegetale. Una prima obiezione a questo argomento è che risulta assai inverosimile che l'OGM sia più idoneo a sopravvivere nell'ambiente rispetto al corrispondente organismo "selvatico", non G.M.. Infatti l'OGM non è progettato per resistere alla selezione naturale, ma per produrre qualcosa di utile, ed in genere questo comporta un sovraccarico metabolico che rende l'OGM relativamente fragile rispetto alla sua controparte naturale. Un'altra evidenza che dovrebbe fugare questo timore è un recente studio condotto in sud Africa che, sul breve termine, sembra confermare la sostanziale equivalenza di biodiversità animale e di habitat (quindi anche vegetale) in campi di mais OGM e non OGM (http://ee.oxfordjournals.org/content/43/1/197.abstract). 
- Aumento dell'uso di erbicidi per piante G.M. per essere ad essi resistenti.
- Rischio della diffusione della antibiotico-resistenza anche a batteri patogeni per l’uomo (rischio riconosciuto come REALE dall'EFSA). Per aggirare questo problema, al fine di selezionare le cellule trasformate da quelle non trasformate con il transgene, si usano marcatori colorati o fluorescenti anziché marcatori contenenti geni per la resistenza a un antibiotico.
- Rischio che le piante G.M. per resistere ai parassiti favoriscano la "selezione" di ceppi resistenti, che di conseguenza richiedano l'impiego di nuovi antiparassitari più efficaci.
- Rischio che l'inserto genico porti alla produzione di proteine che potrebbero causare reazioni allergiche e rischio che il transgene, interagendo con gli altri geni, produca alterazioni del metabolismo della pianta.

d) Scenario economico

- Conseguenze della globalizzazione: già oggi, ma sempre più in un futuro prossimo, le nostre produzioni agro-alimentari dovranno confrontarsi e competere non soltanto con quelle caratterizzate da OGM, ma anche con quelle provenienti da Paesi caratterizzati da costi dei fattori di produzione inferiori, o che non hanno limitazioni nell'utilizzazione di determinati prodotti chimici, siano essi concimi e/o antiparassitari o fitoregolatori od ormoni della crescita, da Paesi nei quali il lavoro minorile non è tutelato o è, addirittura, incentivato e/o sfruttato, da Paesi che non hanno la “626” etc.
- In Italia oggi importiamo milioni di tonnellate di derrate alimentari per la zootecnia (mais e soia), provenienti principalmente dal Sud America, che sono per la gran parte OGM. Il made in Italy, di cui ci facciamo vanto all'estero, deriva proprio dall'utilizzo di mangimi OGM e conferma la buona qualità dei prodotti utilizzati. Dunque non solo abbiamo bisogno di OGM, ma sarebbe molto più sensato utilizzare la filiera italiana, e produrre gli OGM qui, evitando così di pagare anche tutti i costi di filiera straniera.
- Controversie sul vantaggio o lo svantaggio economico derivante dall'uso di semi OGM per i piccoli agricoltori nei paesi poveri: l'ambientalista, fisico ed economista indiana, Vandana Shiva, sostiene che gli OGM abbiano rovinato i piccoli agricoltori indiani mentre un rapporto Internazionale lo smentisce (pagina però non trovata su Internet... sigh!). Un articolo sulla rivista PNAS riporta un aumento del loro guadagno del 50% nella coltivazione del cotone BT, resistente ai parassiti; altre fonti riportano di suicidi di piccoli agricoltori dovuti al crollo del prezzo del cotone BT.

e) Scenario legislativo

- In Italia vige un divieto indiscriminato alla coltivazione di frutta e verdura OGM, per il "principio di precauzione"; tuttavia la loro commercializzazione è permessa. Quindi la ragione non è precipuamente quella di tutelare la salute dei consumatori ma di tutelare, "in via precauzionale" l'ambiente.
- In Europa gli OGM sono in calo, una diminuzione dovuta soprattutto alla Germania che ha chiuso le sue coltivazioni OGM. La Spagna coltiva da sola l'80% del mais transgenico dell'U.E. e nel 2009 ha aumentato il suo tasso di adozione OGM del 22%. In Europa è autorizzata la coltivazione a scopo commerciale di un granturco GM per proteggerlo dalla piralide (parassita).
- I più grandi produttori mondiali di OGM sono USA, Brasile, Argentina, Canada, India e Cina.

f) Scenario etico

- Gli OGM sono brevettabili; la brevettabilità non riguarda solo la tecnica per ottenere un dato prodotto transgenico ma implica anche la proprietà di tutti gli individui che possiedono il carattere transgenico.
- Se è vero che il brevetto ricompensa il suo titolare per le spese di ricerca e sviluppo sostenute, è anche vero che “lascia perplessi l’utilizzazione del brevetto in ambito agricolo, soprattutto nel caso in cui riguardi piante o animali di fondamentale importanza per l’alimentazione umana”.
- I semi apomittici sembravano la soluzione che avrebbe affrancato gli agricoltori dall’eccessiva dipendenza dall’industria sementiera; questo scenario si sarebbe potuto dispiegare se fossero stati sviluppati attraverso la ricerca pura e pubblica e non fossero invece stati brevettati dalle multinazionali delle sementi. Di fatto, gli agricoltori che usano o useranno semi apomittici o devono pagare annualmente le royalties alle industrie produttrici o, con l'introduzione della “apomissia inducibile chimicamente”, devono comprare dalle multinazionali la sostanza chimica che induce la germinazione.
- Gli OGM non risolvono i problemi della fame nel mondo perché questa non dipende dalla disponibilità di cibo prodotto sul pianeta (attualmente sufficiente) ma dalla cattiva ed iniqua distribuzione delle ricchezze. Il problema vero è dunque la povertà.

Rilancio una domanda sollevata dal prof. Dario Bressanini nel libro “Contro Natura”, pubblicato insieme alla biotecnologa Beatrice Mautino e recensito su Wired, di cui vi avevo parlato:

1) Perché (nella percezione del consumatore, n.d.r.) trasferire un solo gene con le tecnologie del DNA ricombinante è sempre un atto contro natura (anche quando rimaniamo all'interno della stessa specie) ma non lo è se trasferiamo un intero genoma da una specie all'altra, come quando si crea un grano sintetico (pratica accettata, n.d.r.)?”.

Ed un'altra.

2) Sono legittime o esagerate le preoccupazioni di Rifkin in: Il secolo biotech" quando dice a proposito del serbatoio genetico:

... Non dovrebbe essere ridotto a proprietà politica dei governi o proprietà intellettuale e commerciale delle società. Se riduciamo il serbatoio genetico a una proprietà privata che può essere sfruttata commercialmente avremo guerre genetiche nei prossimi secoli...". Jeremy Rifkin - 23/11/1998 - Repubblica
(http://www.repubblica.it/online/internet/mediamente/rifkin/rifkin.html).

Infine, l'ultima, sempre a proposito dei brevetti sugli OGM in campo agroalimentare:

3) E' vero, la ricerca statale e pubblica costa ed è la politica che decide cosa finanziare. Tuttavia mi chiedo: è pensabile che in questo settore, accada, qualcosa di simile a quanto accade nel mondo dell'informatica, dove per ogni s.w. proprietario, c'è un s.w. free messo a disposizione dalla comunità di generosi sviluppatori? Il denaro necessario per sviluppare queste ricerche è la vera discriminante?

venerdì 17 aprile 2015

ATTIVITÀ DI PORTFOLIO 8

IL COMPITO



Roland Topor - Inchiesta sulla pubblica opinione

Partendo dalla lettura dei documenti suggeriti nel post precedente (Qualche stimolo), provate ad alimentare un dibattito su alcuni dei temi più dibattuti in società o eticamente più sensibili, emersi attraverso lo svolgimento dell’attività 7 e indicati di seguito, esprimendo opinioni informate, ma anche ponendo domande e cercando risposte. Potete avvalervi, se volete, anche dei quotidiani di maggiore diffusione in quanto termometro della rilevanza, percepita all'interno della società, rispetto a tali problemi.

L’obiettivo della discussione è la crescita e il progresso culturale di tutti i partecipanti. Pertanto non abbiate timore di esprimervi temendo di sbagliare. Quindi coraggio ;-). Se è vero infatti che per voi è un compito e la partecipazione ai tre filoni di discussione è obbligatoria, sappiate però che il vostro contributo sarà valorizzato non solo in termini qualitativi e quantitativi ma anche di generatività. Insomma, anche sbagliando, se susciterete dibattito che segnerà un avanzamento nella conoscenza di questa piccola comunità… sarete premiati


Le opinioni che vi chiedo inoltre di esprimere in ambito etico, afferendo a un patrimonio di valori strettamente personali, sono ovviamente tutte legittime… o almeno lo sono fino a quando non gravemente lesive della dignità o dei diritti fondamentali altrui.

I temi prescelti sono:

1) Controversie sull'uso degli OGM 

2) Biotecnologie per lo sviluppo sostenibile

3) Controversie sull'uso delle biotecnologie per la procreazione

Il relativo dibattito va sviluppato attraverso i commenti ai seguenti post (dove esiste già una discussione in germe):

1)   OGM: post di Noemi Amato, CLICCA QUI (LINK) per collegarti al post di Noemi.

Moderazione del dibattito: prof.ssa Ivana Rosati

2)   Energia e sviluppo sostenibile: post di Antonio Davoli, CLICCA QUI (LINK) per collegarti al post di Antonio.

Moderazione del dibattito: Antonio Davoli

3) Biotecnologie per la procreazione: post di Silvia Canino, CLICCA QUI (LINK) per collegarti al post di Silvia.

Moderazione del dibattito: Francesca Procopio.

Cattura di opinioni esperte: Debora Procopio


Vi ricordo di rispettare le regole della NETIQUETTE e di chiudere sempre i circuiti comunicativi.

Buon lavoro!

ATTIVITÀ DI PORTFOLIO 8

QUALCHE STIMOLO



TEMA OGM
Stralcio del “Manifesto per un buon uso delle biotecnologie”, rintracciabile sul sito biotecnologia.it (LINK), proposto da Alberto Redi (scienziato brillante e provocatore che abbiamo avuto il piacere d’incontrare in precedenti edizioni del progetto Gutenberg) e sottoscritto dai più importanti nomi della Biotecnologia italiana.

“… Sono in particolare le biotecnologie applicate alle cellule germinali animali e vegetali a rappresentare una delle frontiere più promettenti e insieme più temute.
Per sfruttarne appieno le potenzialità e limitarne gli effetti indesiderati è necessaria una corretta informazione, che rifugga tanto da interessati trionfalismi quanto da catastrofismi irresponsabili…
Le biotecnologie applicate alla creazione di organismi animali e vegetali geneticamente modificati e al controllo della loro riproduzione rappresentano un progresso conoscitivo e tecnico che sarebbe irragionevole contrastare pregiudizialmente… Tuttavia la loro utilizzazione sta sollevando crescenti riserve etiche a livello di opinione pubblica, in quanto si teme che possano condurre ad abusi contrari alla dignità umana o possano produrre gravi danni all’ambiente.
Anche se è normale che le prime reazioni nei riguardi di tecnologie nuove, e che soprattutto implicano livelli più avanzati di responsabilità individuale e collettiva, siano di forte preoccupazione per i rischi e i possibili abusi, proprio la storia delle biotecnologie mostra come questi timori siano stati esagerati, e come tali esagerazioni abbiano favorito in passato pregiudizi antiscientifici e comportato ritardi nel metter mano a regole efficaci e durature.
E' quindi indispensabile che il Parlamento ed il Governo promuovano una efficace azione di alfabetizzazione scientifica sulle potenzialità e i rischi delle biotecnologie, in modo da creare un confronto aperto e democratico per sviluppare delle normative che indirizzino verso una buona pratica di impiego delle biotecnologie, mirata al progresso scientifico e al benessere della umanità tutta, in grado di tutelare i diritti individuali ed evitare qualsiasi discriminazione sociale, rispettosa dell'ambiente e della biodiversità, nonché capace di valorizzare le ricadute economiche in termini sia di prospettive di sviluppo imprenditoriale, sia di nuove opportunità lavorative, sia per coniugare i valori del mercato con quelli di una etica della salute mondiale”.

TEMA BIOTECNOLOGIE PER LA PROCREAZIONE
Stralcio dell’intervista a Jeremy Rifkin, autore di “Il secolo biotech”, pubblicata su Repubblica nel 1998 (LINK)

“... Ora, se fra 25 anni lei fosse un genitore e sapesse ancor prima del concepimento che trasmetterà la leucemia a suo figlio, non vorrebbe eliminare questa possibilità all'interno dell'ovulo e dello sperma? Se lei sapesse di trasmettere il morbo di Huntington, l'anemia falciforme o la fibrosi cistica? La maggior parte dei genitori, tutti i genitori vogliono fare del loro meglio per i loro figli. Il problema è che una volta cominciato questo viaggio, in cui i genitori diventano architetti dei loro figli ancor prima del concepimento, il legame genitori-figli cambia in maniera radicale nella storia. I genitori adesso sono nella posizione di poter programmare il loro figlio, e il figlio diventa l'ultima esperienza di shopping. Dov'è che si può tracciare un limite? Se uno in quanto genitore sapesse che può trasmettere geneticamente la predisposizione per la depressione maniacale, l'obesità, il nanismo, non farebbe le alterazioni corrispondenti nell'ovulo e nello sperma? Quindi il problema, una volta che abbiamo dato il via a questa costruzione dei nostri stessi figli, è che stiamo andando pericolosamente verso una civiltà eugenico-commerciale in cui costruiamo la nostra progenie sulla base di una specie di standard di costruzione come quello che usavamo nell'era industriale con i prodotti chimici. Come fa un genitore a decidere come dovrebbe essere il figlio perfetto? E che ne è di te se sei un bambino e crescendo non ti piace il programma genetico che i tuoi genitori hanno stabilito per te? Sei intrappolato, sei fissato, non ci puoi fare niente. E che ne è del bambino che nasce nel modo tradizionale, senza essere stato costruito geneticamente?”.

TEMA BIOTECNOLOGIE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Stralcio da: Le Scienze- Novembre 2005 sul tema dello sviluppo sostenibile

“Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che soddisfa i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri” (Brundtland Commission Report). Ciò implica che ogni generazione trasmetta a quella successiva almeno la stessa ricchezza pro capite che ha ereditato costituita da capitale prodotto dall’uomo + capitale naturale + conoscenze, capacità, istituzioni. Non sempre lo sviluppo o la crescita del PIL di una nazione si accompagna ad un aumento di ricchezza pro-capite. Ad esempio, secondo statistiche della Banca Mondiale, in India dove è in corso una vertiginosa crescita economica, il PIL è aumentato ma la ricchezza pro capite è diminuita. Ciò si è verificato perché l’aumento del capitale prodotto dall'uomo ed il miglioramento delle Istituzioni non ha compensato la forte perdita dovuta al degrado del capitale naturale… L’economia è un sottosistema della biosfera finita che la sostiene. Se l’economia intacca una quota troppo elevata dell’ecosistema circostante si inizia a sacrificare un capitale naturale che ha un valore superiore, a favore del capitale generato: infrastrutture e beni di consumo".                                                                        

giovedì 16 aprile 2015

IDENTIFICAZIONE ATTRAVERSO IL DNA

                           
Immagine da: http://www.testdna.it/profilo-del-dna-per-identificazione-personale

Come si effettua il test di paternità/maternità (sito: LINK)


La prima fase del test di paternità/maternità consiste nell'estrazione del DNA dai campioni biologici prelevati per l'esame e viene eseguita mediante l'impiego di protocolli riconosciuti ed approvati in ambito scientifico.

Nel DNA risiede l'informazione genetica che presiede alla sintesi delle proteine che organizzano le cellule. Il tratto di DNA che contiene un'informazione genetica viene definito gene, e la sua localizzazione sui cromosomi viene definita locus (plurale loci). Forme alternative dello stesso gene vengono definite alleli. Un gene che mostra più alleli viene definito polimorfico. Per ogni locus, un individuo eredita un allele dalla madre e un allele dal padre; se gli alleli ereditati sono uguali, l'individuo è omozigote, se sono diversi, l'individuo è eterozigote.


La derivazione del profilo genetico di un individuo implica la determinazione degli alleli presenti in determinate regioni (loci) del DNA altamente polimorfiche.

Determinazione del profilo genetico


La determinazione del profilo genetico di un individuo comporta la genotipizzazione di 16 regioni del DNA (loci) altamente polimorfiche in lunghezza, variabili da individuo ad individuo, conosciute come regioni Microsatelliti o STR (Short Tandem Repeat).


L'analisi dei microsatelliti viene condotta mediante una reazione enzimatica di amplificazione del DNA, conosciuta come Polymerase Chain Reaction (acronimo: PCR), che consente di amplificare in vitro una specifica regione del DNA copiandola in varie fasi successive, fino ad ottenerne milioni di copie.

In pratica, considerando la molecola del DNA come un grosso libro e le regioni Microsatelliti (STR) del DNA come una pagina di questo libro, con la metodica di PCR si "fotocopia" milioni di volte questa pagina, fino ad ottenerne una quantità idonea per l'esecuzione dell'esame.

Dopo la reazione di amplificazione enzimatica il profilo genetico viene determinato automaticamente mediante l'impiego di un sequenziatore automatico a tecnologia fluorescente.

I frammenti di DNA amplificati sono quindi separati per dimensione; il risultato che si ottiene assomiglia a un codice a barre, in cui ogni allele è una barra e la differenza di dimensione fra alleli diversi è rappresentata da una distanza variabile fra le barre. Il risultato che si ottiene mediante l'analisi di un ipotetico locus è rappresentato nello schema sottostante.




























Nel grafico ATTRIBUZIONE, il genitore presunto presenta nel suo profilo genetico le caratteristiche genetiche (alleli), evidenziate in verde, trasmessi al figlio e quindi può essere considerato il genitore biologico (attribuzione di paternità).

Al contrario, nel grafico ESCLUSIONE, il figlio oggetto di indagine presenta delle caratteristiche genetiche (alleli), evidenziate in rosso, che non vengono riscontrate nel profilo genetico del presunto genitore; quest’ultimo, quindi, non può essere considerato il genitore biologico (esclusione di paternità/maternità).

La probabilità di paternità dipende dalla frequenza degli alleli paterni (alleli riscontrati nel padre che sono stati trasmessi al figlio) nella popolazione di riferimento. Attualmente, la determinazione del profilo genetico di un individuo si basa sull'analisi di un numero di loci polimorfici sufficiente per ottenere una probabilità di paternità superiore al 99,999%.               
Il Dna e le analisi forensi (da focus: LINK)

Il caso giudiziario di Yara Gambirasio ha portato alla ribalta l'analisi del DNA. Le risposte alle domande che ognuno si pone sulle tecniche genetiche usate nelle indagini.

Il caso, scoppiato in questi giorni, dell’arresto del presunto assassino di una ragazza di Brembate di Sopra (Bg), Yara Gambirasio, uccisa nel 2010, solleva molti interrogativi scientifici. Le indagini hanno coinvolto alcuni corpi di polizia e molti laboratori, perché gli indizi erano molti e complessi da esaminare. 



Per esempio nei polmoni di Yara fu trovata della calce, probabilmente proveniente da un cantiere. La parte più complessa delle indagini ha però riguardato la genetica, perché sui vestiti di Yara furono trovate tracce di sangue umano, non suo. Questi residui sono stati la base della lunga indagine che ha portato all’arresto di Massimo Bossetti. 


Per chiarire com'è proceduta l’indagine, abbiamo chiesto aiuto a Emiliano Giardina, responsabile del Laboratorio di genetica forense dell’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" e consulente tecnico per la genetica forense dei Tribunali di Roma e di Urbino e collaboratore della Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine. 

Come ci si è arrivati? 
Il patrimonio genetico di ogni persona è unico e personale, e tutta la storia delle indagini è stata una specie di convergenza tra quello che si sapeva (il Dna trovato sulla ragazza) e quello che si pensava dovesse essere, cioè il Dna del presunto assassino. L’idea di base dei genetisti della polizia è stata quella di fare un’analisi a tappeto di tutta la popolazione che avrebbe potuto, in un modo o nell'altro, essere coinvolta nel delitto; nelle intenzioni della polizia e dei carabinieri, i parenti dell’assassino avrebbero dovuto prima o poi “cedere” il Dna durante le indagini, e questo avrebbe permesso di arrivare al proprietario del sangue su Yara.

Indagini a tappeto
Per confrontare il campione trovato sulla ragazza, polizia e carabinieri hanno dapprima centrato le indagini sulle zone frequentate da Yara, come la palestra dove si stava recando la sera del 26 novembre 2010, e quelle dove è stato trovato il cadavere, per esempio la discoteca di Chignolo d’Isola, che si trova lì vicino. Ma anche il cantiere dove erano state rinvenute alcune tracce forse di Yara dai cosiddetti “cani molecolari” (cani addestrati a rintracciare particolari combinazioni di molecole). Sono state così trovate somiglianze tra il Dna di un frequentatore della discoteca e il sangue di riferimento. 

Da questo si è poi risalito a tre fratelli (il cui Dna era ancora più simile a quello di riferimento) e poi su su fino al loro padre, Giuseppe Guerinoni, attraverso il Dna trovato dietro il bollo della patente e poi a quello delle ossa esumate - Guerinoni è morto nel 1999. 

Il passo definitivo è stato quello di trovare la madre, che sembra essere, anche se la donna ora nega, una signora ora 67enne di Terno d’Isola; avrebbe avuto da Guerinoni un figlio illegittimo, uno di una coppia di gemelli. Il collegamento tra la signora e Bossetti è stato infine fatto con il cosiddetto DNA mitocondriale (vedi sotto), dopo una serie di indagini più classiche. Trovati padre e madre dell’assassino, è stato possibile, con altre indagini a tappeto, risalire al loro figlio, che sarebbe, così dice il DNA, Massimo Giuseppe Bossetti

Ecco alcuni particolari delle complesse analisi genetiche utilizzate durante le indagini. 

1) Su cosa si basa la “prova del DNA”?
Il Dna estratto, volontariamente o a loro insaputa, dalle persone coinvolte non può essere sequenziato, cioè letto nella sua completezza. Il patrimonio genetico di ogni persona è infatti diviso in 46 filamenti, i cromosomi, che tutti insieme sono costituiti da almeno 3 miliardi di coppie di “basi”, come sono chiamate le singole molecole che costituiscono la lunga catena del DNA. Ogni sequenza intera avrebbe bisogno di giorni e giorni di lavoro per essere completata. È quindi necessario usare solo una parte molto precisa e facilmente “leggibile” dell’intero genoma, che possa poi essere confrontata con le stesse sequenze sui cromosomi di altre persone. Sarebbe come mettere a confronto, di due fotografie segnaletiche divise in mille pezzi, solo le retine o il lobo degli orecchi, parti molto variabili del corpo. 

2) Che parte del DNA si può usare per identificare una persona?
Si parte dal presupposto che il 99,9% del DNA di un individuo è identico a quello di tutti gli altri della specie. Inoltre la maggior parte dei geni funzionanti sono piuttosto costanti nella loro struttura, altrimenti non riuscirebbero a svolgere il loro “lavoro”; ci sono però regioni che non hanno nessun significato biologico e sono estremamente variabili da persona a persona, senza che questo comprometta il funzionamento del corpo. Rappresentano di fatto l’evoluzione tecnologica delle impronte digitali. 

Sono queste le regioni del DNA usate; i più comuni per i test di paternità sono i cosiddetti str, cioè short tandem repeat, cioè “ripetizioni in tandem brevi”. Queste ripetizioni sono lunghe normalmente 2-6 coppie di basi, ripetute un numero variabile di volte. Per esempio una sequenza di 16 basi potrebbe essere "gatagatagatagata", cioè 4 copie del frammento “gata”. 

Il numero di copie ripetute può variare, e proprio su questo numero di variazioni si basano le analisi che differenziano i vari DNA. L’analisi è semplice perché per distinguere una persona dall’altra basta "pesare" queste sequenze ripetute, non è necessario leggerle una per una, come accade per altri tipi di sequenze. Un’analisi di questo tipo è anche molto breve, e ha bisogno di circa due ore. Per questo è stato possibile usare il DNA delle 18-19.000 persone coinvolte nell'indagine.

3) Si usano altri metodi?
Come detto, per scoprire il collegamento tra la madre e Bossetti è stata utilizzata un’altra tecnica, un po’ più complessa, che sfrutta il DNA mitocondriale. È un materiale genetico presente nei mitocondri, le centrali energetiche della cellula, e ha la particolarità di trasmettersi inalterato da mamma ai figli, senza contributo del padre: dà quindi la certezza della discendenza materna. L’analisi è molto più lunga e complicata della precedente, e si può fare solo per avere la certezza assoluta di chi sia la madre. L’analisi del DNA mitocondriale prende un giorno, un giorno e mezzo

4) Come viene considerata la prova del DNA, dal punto di vista giuridico?
La Corte di Cassazione penale, a partire dal 2004, ha deciso che «Gli esiti dellindagine genetica condotta sul DNA, atteso l’elevatissimo numero delle ricorrenze statistiche confermative, tale da rendere infinitesimale la possibilità di un errore, presentano natura di prova, e non di mero elemento indiziario». Cioè significa che le “impronte digitali genetiche” sono equiparate a quelle reali, che ci sono sulla punta delle dita.

5) Cosa significano i numeri spesso citati, quelli che parlano di una “probabilità del 99,99999987%” di colpevolezza?
Non hanno niente a che fare con la vera innocenza e colpevolezza (quella sarà accertata in sede di processo) ma con un altro dato: quello cioè “della possibilità di una corrispondenza casuale: tale dato si riferisce, infatti, alla probabilità che un individuo preso a caso presenti la stessa corrispondenza di DNA riscontrata tra il DNA dell’imputato e quello rinvenuto sulla scena del delitto” (il passo è tratto da Tra il certo e l’impossibile, di Francesca Poggi, Diritto e questioni pubbliche, 2010). 

Una probabilità su 10.000 indica il fatto che ci sia una persona su 10.000 che ha quella corrispondenza. Il numero citato sopra è un altro dato ancora, e si riferisce alla compatibilità del DNA del presunto colpevole con il padre, Giuseppe Guerinoni. La probabilità di una corrispondenza di un individuo preso a caso tra il sangue di Bossetti e quello trovato su Yara è un 99 seguito da moltissimi 9 dopo la virgola, cioè di miliardi e miliardi. 

Non bisogna però saltare subito alle conclusioni di colpevolezza, anche se il DNA trovato corrisponde (nei limiti della certezza scientifica) con quello di Bossetti. Anche se fosse cioè lui l’origine del sangue, potrebbe non essere il colpevole? Considerazione che va contro l’affermazione precedente della Cassazione.