CHE COS’E’ IL PROTEOMA?
Termine derivato dalla fusione delle due parole
‘proteina’ e ‘genoma’, il proteoma sta a indicare l’insieme di tutte le proteine
espresse dal genoma di un organismo. Il proteoma è un’entità dinamica, perché
costantemente variabile nel corso del tempo. All’interno di un intero organismo,
sono presenti molti tipi cellulari diversi, ognuno caratterizzato da un
peculiare proteoma, a seconda del tessuto di appartenenza. La conoscenza del
proteoma richiede di andare oltre la semplice sequenza nucleotidica del genoma
e la costituzione amminoacidica delle proteine, perché le caratteristiche
strutturali di questi elementi, nonché le loro numerose interazioni reciproche,
ne modificano in modo importante la funzione. Per queste ragioni, la cosiddetta
proteomica − lo studio del proteoma
− può caratterizzare un organismo e il suo comportamento in modo più preciso
rispetto al solo studio del genoma.
LA PROTEOMICA
La proteomica è una scienza che mira ad
indagare e a stabilire l’identità, la quantità, la struttura e le funzioni
biochimiche e cellulari di tutte le proteine presenti in un tessuto, in una cellula
o in un compartimento sub-cellulare descrivendo come queste proprietà siano
variabili nel tempo o in un determinato stato fisiologico. Obiettivi
della proteomica sono:
- Comparazione tra tessuti normali e tessuti
malati
-Comparazione tra tessuti malati e trattati
farmacologicamente
- Identificazioni di nuovi bersagli proteici per
farmaci
- Studio delle modificazioni post-traduzionali
- Strategie integrate con la genomica
- Analisi dei tessuti nelle patologie tumorali.
SYSTEM BIOLOGY
La proteomica ed altre metodiche di indagine
complementari (genomica, microarray, metabolmica) costituiscono i componenti
essenziali di un nuova ed emergente tipologia di studio, la system biology. Essa è una disciplina biologica che studia gli organismi viventi in
quanto sistemi che si evolvono nel tempo, ossia
nell'interazione dinamica delle parti di cui sono composti. In particolare
questo obiettivo viene conseguito tramite l'integrazione di modelli dinamici e
dei risultati di differenti esperimenti ad alto rendimento (high-throughput),
unendo nella pratica per esempio le conoscenze di genomica, proteomica, trascrittomica e di teoria
dei sistemi dinamici. La
disciplina utilizza quindi ampiamente gli approcci della teoria dei sistemi, della bioinformatica e della matematica-statistica con l'obiettivo di arrivare a creare
un modello sempre più completo del funzionamento dei sistemi biologici.
PER SAPERNE DI PIU’: http://www.treccani.it/enciclopedia/systems-biology_%28XXI_Secolo%29/
CELLULE
BERSAGLIO PER SCONFIGGERE I TUMORI
La proteomica
viene impiegata per individuare una particolare proteina, chiamata anche
marcatore, che permette di differenziare due stati dell’organismo. Questo
approccio è molto utilizzato per ricercare proteine marcatore che possono
differenziare le cellule sane da cellule tumorali. Una metodicha utilizzata in
questo campo è chiamata SILAC (Stable
isotope labelling with amino acids in cell culture). Questa tecnica
prevede la coltivazone delle cellule sane in un terreno “light” (normale),
contrariamente le cellule tumorali vengono coltivate in un terreno “heavy” cioè
contenente 2 aminoiacidi con isotopi pesanti non radioattivi (lisina e
arginina). Dopo circa 5 duplicazioni cellulari, le cellule tumorali avranno
incorporato completamente gli aminoacidi marcati e di conseguenza tutte le
proteine tumorali saranno marcate con isotopi pesanti. Dopo questo passaggio
vengono raccolte le cellule ed estratte le proteine dai due campioni, le
proteine estratte da cellule sane e tumorali vengono miscelate insieme in un
rapporto esattamente 1:1. A questo punto avremo una grandissima
quantità di proteine che dovranno essere separate attraverso processi
cromatografici (HPLC o elettroforesi monodimensionale) per rendere più semplice
il campione. Tutte le frazioni ottenute dalla separazione dovranno essere
“digerite” con proteasi, cioè enzimi che tagliano altre proteine in frammenti
più piccoli. Grazie all’utilizzo di spettrometri di massa ad alta precisione e
risoluzione è possibile determinare l’esatto peso molecolare (fino alla terza,
quarta cifra decimale) dei differenti peptidi. Ogni proteina sarà
caratterizzata da una forma leggera proveniente dalle cellule sane e una forma
pesante proveniente dalle cellule tumorali. I segnali ottenuti con spettrometro
di massa sono caratterizzati da una certa intensità; nel caso che la proteina non
marcata abbia una intensità paragonabile alla forma marcata, significa che la
proteina è espressa nella stessa quantità sia nella cellula tumorale che nella
cellula sana. Se il segnale della forma pesante è invece molto più intenso (3-10
volte) rispetto al segnale della proteina non marcata, indicherà che la
proteina è fortemente sovraespressa nelle cellule tumorali. Dopo
aver confermato questo esperimento con altre studi, questa proteina marcatore
potrà diventare un possibile
bersaglio per farmaci antitumorali specifici.
DIAGNOSI DELLE PATOLOGIE ONCOLOGICHE: TUMORE AL POLMONE
Tra le patologie oncologiche, il
cancro al polmone, uno dei tre tumori più diffusi, è l’unico a mostrare la più
alta mortalità a causa dei fallimenti nel diagnosticarlo precocemente. Esistono
attualmente numerosi biomarker a DNA come la ipermetilazione dei promotori e le
mutazioni del K-ras. I biomarker
proteici comprendono: l’antigene carcinoembrionale (CEA), CYFRA21-1 (frammenti
di citocheratina 19) , la callicreina plasmatica B1 (KLKB1), l’enolasi
neuronespecifica Tuttavia, a dispetto
dei numerosi studi, pochi sono risultati essere utilizzabili in clinica, ad
eccezione delle mutazioni del K-ras che consentono di prevedere la risposta del
paziente al farmaco biologico cetuximab, nome commerciale Erbitux®, un
anticorpo monoclonale diretto contro il recettore del fattore di crescita
epidermico. Nell’espettorato si possano riscontrare cellule tumorali o parti di
esse. Nelle biopsie di tessuto polmonare, si riscontrano non solo cellule
tumorali ma anche altre molecole coinvolte nei meccanismi di difesa
dell’organismo come, cellule immunitarie, citochine, etc.. derivate dalle
risposte immune o infiammatoria. Anche se è possibile usare liquido pleurico,
ascite, urine, il sangue è il liquido biologico maggiormente utilizzato per
l’individuazione e l’analisi di biomarker sia per la sua facile accessibilità
che per il suo utilizzo routinario nelle analisi chimicocliniche. Nel sangue si
riversano biomarkers riscontrabili nelle biopsie tumorali e molti frammenti
proteici generati nel microambiente dei tessuti patologici o dalle proteine
circolanti secrete dal tessuto malato. Dopo adeguata preparazione ogni proteina
può essere analizzata attraverso procedure di identificazione, verifica e
validazione. Per l’identificazione proteica si utilizza la spettrometria di
massa; LC-ESI-MS/MS e MALDI-TOF/MS sono le piattaforme più comunemente
utilizzate. I Biomarkers potenziali, il cui livello di espressione aumenta o
diminuisce sono confermati con tecniche di Western Blot o ELISA.
DIAGNOSI DI MALATTIE INFETTIVE: LA TUBERCOLOSI E LA SARS
La tubercolosi affligge milioni
di persone e i Mycobacterium tubercolosis costituiscono un problema sanitario
in crescita. Uno screening sierico in grado di determinare le infezioni
pre-cliniche permetterebbe trattamenti precoci, riducendo potenzialmente la
trasmissione dell’infezione. Le tecniche
proteomiche hanno identificato proteine secrete in vitro da questi ceppi
batterici. Due di queste (rRV e rRV) hanno mostrato negli studi clinici la loro
potenzialità di antigeni per la diagnostica serica, con una sensibilità del
60-74 % e una specificità del 96-97 % (BanK et al. Proteomics 2004,
4:3299-3307).
La patogenesi di sindromi
respiratorie acute (SARS) non è ancora ben compresa e metodi diagnostici
specifici sono critici per il management e il controllo della malattia. L’analisi
proteomica serica di pazienti affetti da SARS ha identificato dei marker
potenziali – forme troncate di α(1)-antitripsina - espresse ad alte
concentrazioni nel siero di pazienti SARS positivi rispetto a soggetti sani.
Questi marker proteici possono essere usati sia nella diagnostica che come
bersagli terapeutici. Inoltre l’indagine delle strutture proteiche dei virus
SARS può rivelare potenziali target per la produzione di vaccini.
OPPORTUNITÀ IN TERAPIA: CHEMIOTERAPIA ONCOLOGICA
La resistenza delle cellule tumorali alla
chemioterapia può essere piena di sfaccettature e comprenderne le cause può
aiutare a migliorare le terapie esistenti e aiutare a proporre nuovi
trattamenti. Per esempio nella leucemia
linfoblastica acuta infantile sono state identificate delle proteine specifiche
che differenziano le cellule farmaco-resistenti da quelle farmaco-responsive. 10
proteine differiscono in struttura ed espressione quantitativa nelle cellule
resistenti agli alcoloidi della pervinca (vinblastina, vincristina,
vinorelbina) rispetto alle cellule responsive: proteine del citoscheletro
(β-tubulina, α-tubulina e actina), proteine che regolano e legano le proteine
citoscheletriche (heat shock protein 90β) e proteine coinvolte nel
processamento dell'RNA (proteina-F ribonucleare). Alcune di queste proteine non
erano state associate a drug-resistance e potrebbero essere utilizzate come
nuovi bersagli farmacologici (Verrils et al. J. Biol. Chem. 2003; 278: 45082-
45093). Nuovi agenti antimitotici come
gli epotiloni (sorafenib) derivanti dal batterio Sorangium celloso sono
attualmente utilizzati nei trials clinici; studi recenti hanno dimostrato che
mutazioni della α-tubulina, il target cellulare degli epotiloni, conferiscono
resistenza ai farmaci delle cellule leucemiche. Le stesse cellule erano
cross-resistenti al paclitaxel ma ipersensibili agli alcaloidi della pervinca
(Verrils NM et al. Chem. Biol. 2003; 10:597-607. Questi studi dimostrano che
gli studi di laboratorio focalizzati su specifiche alterazioni proteiche
possono indirizzare su approcci terapeutici alternativi.
Grazie anche a Valentina,
RispondiEliminaper questo chiaro contributo di elevato livello specialistico!