"Coltivare nel deserto"
Un gruppo di scienziati ha scoperto un meccanismo genetico che permetterebbe alle piante di sopravvivere alla siccità
In condizioni di tempo molto secco, le piante possono perdere fino al 95% del loro contenuto di acqua attraverso i piccoli pori sulla superficie delle foglie, chiamati stomata. È da molti anni che si sta cercando il gene che controlla l’apertura e la chiusura degli stomata, e sembra che finalmente un gruppo di scienziati in Finlandia e California ce l’abbiano fatta: i risultati della ricerca, pubblicati su “Nature”, riportano la scoperta di un processo genetico cruciale nel controllo dei pori.
Si tratta di un gene che controlla la quantità di anidride carbonica assorbita dalle piante e la quantità di vapore acqueo rilasciato nell’atmosfera. Se gli scienziati riusciranno a modificare le piante in modo da ridurre la quantità di acqua rilasciata nell’aria, questa scoperta potrebbe avere un impatto determinante per la produzione agricola e per la regolazione dei cambiamenti climatici. Le piante modificate sarebbero infatti in grado di sopravvivere in condizioni di siccità.
Gli esperimenti sono stati condotti su diverse varietà di crescione, ma il meccanismo genetico è lo stesso anche per molte altre piante usate per l’alimentazione, compreso il riso. Gli scienziati ritengono probabile che un’applicazione pratica di questa scoperta possa essere messa sul mercato nel giro di vent’anni.
Tratto da: (http://medialab.sissa.it/scienzaEsperienza/notizia/2008/feb/Uesp080229n003/)
Ma se non si modificano le piante, esistono alternative? L'articolo che segue propone di modificare la "sabbia".
"Si può fare veramente agricoltura nel deserto"?
Sabbia idrofoba |
Ad agosto a due kilometri dal Mar Morto, dove la pioggia cade molto raramente e la temperatura può raggiungere i 50°C, è stato condotto tra la DIME, società degli Emirati Arabi Uniti (EAU), e il Fraunhofer Institute di Freiburg i. B. un esperimento molto innovativo di permacultura.
La permacultura, dall’inglese permanent culture (cultura permanente) è nata come modello di agricoltura sostenibile sviluppato nel 1978 da Bill Mollison e David Holmgren in Australia. La permacultura insegna a progettare insediamenti umani che imitino il più possibile gli ecosistemi naturali. Progettare in permacultura significa creare sistemi che durino nel tempo, che siano sostenibili, equilibrati e stabili, ovvero in grado di auto mantenersi e rinnovarsi con un basso input di energia.
L’esperimento di Permacultura nel Mar Rosso ha dimostrato che si può far crescere alberi da frutto nel deserto. La collaborazione arabo-tedesca ha portato alla creazione di una sabbia impermeabile, idrofoba, che si può stendere direttamente a terra o su fogli a strati utilizzando le nanotecnologie. L’obiettivo è di impedire il rilascio della preziosa umidità che si forma nel deserto durante la notte, rendendola disponibile alle radici delle piante. Questa sottilissima coltre di “super sabbia” è attualmente in fase di produzione al ritmo di 3.000 tonn./giorno e promette una rivoluzione nel deserto.
Mohammad Saeed Hareb spiega che un foglio di sabbia impermeabile al di sotto della sabbia del deserto potrebbe combattere la desertificazione e facilitare la crescita delle piante, anche nei climi più aridi. Questo farebbe diminuire l’utilizzo di acqua fino al 75%, oltre ad impedire l’impoverimento delle falde acquifere. Addirittura sarebbe possibile con il tempo coltivare in deserti dai suoli salini, dove le precipitazioni sono ancora più basse e dove qualsiasi pioggia che cade evapora lasciando dietro tracce saline che si accumulano nella parte superiore del terreno.
Generalmente suoli come questi possono essere coltivati solo inondandoli con grandi quantità di acqua. Orbene, anche se questo fosse possibile, il risultato sarebbe di trovarsi con acqua stagnante ad alto contenuto di sali, senza considerare inoltre il fatto che essendo la maggior parte dei terreni desertici piatti, non favoriscono lo scorrimento delle acque; questa particolarità è ancora più dannosa per le colture.
Anche se la DIMA non rivela l’esatta natura del rivestimento nano tecnologico in uso, ma lo chiama SP-HFS-1609, questo prodotto è stato studiato in collaborazione con il Fraunhofer Institute, ed approvato dall’Uffizio Federale per l’Ambiente tedesco, che ha confermato la non pericolosità e la sicurezza ecologica della nuova sabbia impermeabile. Nella principale Università degli EAU, dove la sabbia idrofoba è stata testata dal dicembre 2007, palme, erbe e riso crescono con successo. Ma la vera sorpresa è stato il riso, un caso di successo ed addirittura c’è chi prevede una rivoluzione nelle tecniche di coltivazione agricola in regioni aride come l’Arabia, l’Africa, l’India ed alcune parti dell’Australia. A mano a mano che la popolazione aumenta, anche la scarsità di acqua aumenta, ricordando, inoltre, che in Medio Oriente e Africa del Nord, l’85% di acqua è utilizzata per l’irrigazione.
Tratto da: http://www.aneddoticamagazine.com/2012/09/lagricoltura-nel-deserto/ di E. Furia e P. Facetti la cui mission è: "Trattiamo soprattutto della “razionalità del comportamento umano nella produzione e nel consumo”, argomenti che la “sedicente scienza economica” confina solo nell’insulso “profitto monetario” creando perfino contraddizioni logiche.
"Le leggi morali non ce le ha date Dio, ma non per questo sono meno importanti. Questa dovrebbe essere l'etica dominante, senza aspettarsi una ricompensa nell'aldilà. Senza leggi etiche ci sarebbe il branco e non la società. E andrebbero insegnati valori comuni a credenti e non, il perdono, non fare del male agli altri, la solidarietà. Ma soprattutto, bisognerebbe imparare a dubitare, a diventare scettici"
Margherita Hack
Caro Giuseppe,
RispondiEliminail tuo post è interessante (anche bello!) trattando di due biotecnologie per l'agricoltura, di cui una praticabile nel deserto, di una tecnologia (non bio) alternativa per la coltivazione nel deserto (sabbia idrofoba) e infine di importanti questioni etiche legate ai brevetti delle sementi ingegnerizzate. Tuttavia, proprio per questa articolazione richiede un titolo più comprensivo delle tematiche affrontate, rispetto a:"Il deserto e le nuove frontiere biotecnologiche". Puoi risolvere la criticità?
Grazie prof☺☺
RispondiEliminatroveró un titolo più pertinente!!