La maggior parte delle tecniche utilizzate oggi in
oncologia sono invasive, e hanno per questo motivo limitate applicazioni
cliniche. La possibilità di un nuovo approccio potrebbe rivoluzionare la gestione clinica di diversi tumori e malattie. Al centro di tutto ci sono i microRna, piccole molecole di Rna che sono state collegate allo sviluppo di tumori.
Recenti studi hanno individuato in singoli microRna possibili biomarker
diagnostici per specifici tumori, ma queste ricerche non erano in grado
di escludere che questi elementi fossero già presenti e non comparsi
successivamente ad una contaminazione. Uno studio cinese pubblicato online su "Cell Research", apre però la
strada a un nuovo approccio diagnostico non invasivo che ha scoperto nel
sangue umano le "impronte digitali" del tumore. La svolta apportata dalla ricerca effettuata, consiste nell'aver per la
prima volta caratterizzato l'intero profilo dei microRna del sangue di
soggetti sani e di pazienti con tumore dei polmoni, del colon-retto e
con diabete, escludendo quindi la possibilità di una contaminazione.
Secondo lo studio effettuato, infatti, i microRna nel siero possono
servire come biomarcatori per evidenziare la presenza di malattie fra
cui diversi tipi di cancro, e anche il diabete. Si ipotizza inoltre che questa nuova tecnica sarà anche utile alle
compagnie farmaceutiche per identificare sottogruppi di popolazione che
rispondono ai farmaci che hanno fallito nelle prove di sperimentazione
clinica.
Sangue Biotech: aggiunte piastrine coltivate in laboratorio (LINK)
Si possono aggiungere al sangue le piastrine coltivate in laboratorio, favorendo così la coagulazione. Il sangue così diventa biotech, e questo è quanto sono riusciti a fare presso il Centro Nazionale per la Ricerca sul Cancro (Cnio), in Spagna, e i cui dati sono stati pubblicati sulla rivista Developmental Cell. La tecnica consiste nel riprogrammare le cellule progenitrici di piastrine, che si chiamano megacariociti.
Una
tecnica che potrebbe essere utile a nuove terapie per le malattie
dovute al basso numero di piastrine (trombocitopenia). La ricerca,
coordinata da Marco Malumbres, potrebbe consentire di riportare alla
norma il livello delle piastrine e permettere di rendere più efficaci
anche molte cure anticancro, spesso sospese proprio a causa della
carenza di agenti coagulanti che inducono nei pazienti.
La ricerca sfrutta il meccanismo naturale di formazione delle piastrine, partendo dallo sviluppo delle loro cellule progenitrici. I megacariociti, infatti, crescono fino a diventare cellule giganti, per poi “rompersi” e formare cellule molto più piccole, cioè le piastrine. Il secondo passo è stato utilizzare topi geneticamente modificati per analizzare i fattori di crescita che regolano la formazione di queste cellule giganti. Si è scoperto così che i megacariociti riescono a crescere in modo anomalo anche quando non hanno la proteina finora considerata indispensabile per l’aumento delle loro dimensioni. Il vero motore della crescita, e della nascita delle piastrine, è un processo chiamato endoreplicazione, osservato finora in alcune cellule della placenta.
E' un buon inizio Paolo! Prima di completare con altre due risorse, ricorda di mettere una didascalia alle figure e la fonte delle immagini.
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