venerdì 27 marzo 2015

CELLULE STAMINALI: SEDUZIONI DA PLURIPOTENTI

Che cosa sono le cellule staminali (LINK)?


Le cellule staminali sono cellule primitive, non specializzate, dotate della capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo attraverso un processo denominato differenziamento cellulare. Esse possono essere prelevate da diverse fonti come il cordone ombelicale, il sacco amniotico, il sangue, il midollo osseo, la placenta, i tessuti adiposiLe cellule staminali sono oggetto di studio da parte dei ricercatori per curare determinate malattie. La possibilità di controllare lo spettacolare potere di queste cellule staminali, allo scopo di curare vari tipi di malattie, entusiasma gli studiosi.

Il team diretto dal cardiologo Massimiliano Gnecchi, docente dell’Università di Pavia, ha dimostrato che è possibile derivare dalla placenta umana cellule staminali di origine fetale che sono in grado di curare il danno da infarto miocardico (2015)


Si tratta di un’importante scoperta nell’ambito della medicina rigenerativa traslazionale che permette cioè di essere trasferita in modo rapido nell’ambito clinico creando nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche avanzate. Considerando che l’infarto rappresenta una delle principali cause di morte e di disabilità nei paesi occidentali, la scoperta è potenzialmente di grande rilevanza. Inoltre, poiché la placenta è un organo di “scarto” dopo il parto, il suo uso come fonte di staminali non suscita alcun problema di ordine etico.

Il primo studio, accettato dalla rivista Stem Cells Translational Medicine descrive come si possa derivare dalla membrana amniotica della placenta cellule staminali che hanno una carta d’identità identica a quella delle più studiate staminali derivate dal midollo osseo d’individui adulti. Tuttavia queste cellule fetali hanno importanti vantaggi: essendo più giovani si moltiplicano più velocemente e soprattutto riescono a produrre più molecole che proteggono il cuore e molecole che favoriscono la formazione di vasi sanguigni indispensabili a nutrire il tessuto miocardico. Inoltre, i ricercatori pavesi hanno dimostrato che modificando le cellule staminali mediante piccole molecole chiamate microRNA è possibile migliorarne la loro capacità di differenziare in cardiomiociti, i mattoni che costituiscono il cuore. In particolare, hanno identificato due microRNA che, se somministrati contemporaneamente, sono in grado di aumentare fino a 5 volte il differenziamento in cardiomiciti delle cellule staminali, comprese le fetali derivate da placenta. 


Cellule della pelle trasformate prima in staminali pluripotenti e poi in precursori dei neuroni hanno dimostrato, nel modello animale, di ridurre i danni alla mielina provocati da processi infiammatori come quelli che si verificano nella sclerosi multipla. La scoperta è di un gruppo di ricercatori milanesi coordinati da Gianvito Martino ed Elena Cattaneo (2013)


cellule staminali pluripotenti


Recenti ricerche nel modello animale avevano mostrato che le cellule mieliniche (quelle che producono la guaina mielinica) possono essere generate a partire da staminali pluripotenti e che il loro trapianto in topi geneticamente predisposti per avere neuroni mielinici deficitari poteva porre rimedio al difetto non solo sostituendo le cellule, ma anche producendo fattori neuroprotettivi, in grado di arginare la degradazione della mielina. 

Nella nuova ricerca, condotta su topi affetti dall'equivalente murino della sclerosi multipla, l'encefalite sperimentale autoimmune, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che le cellule progenitrici dei neuroni  sono attratte verso i siti cerebrali in cui è attiva l'infiammazione e che, qui giunti, iniziano a produrre una particolare sostanza, il fattore inibente la leucemia (LIF). Quest'ultima non solo ha un effetto direttamente neuroprotettivo nei confronti dei neuroni mielinici, ma ha anche mostrato un interessante effetto secondario di inibizione dei processi infiammatori. 





A differenza degli altri tumori, tutte le cellule di melanoma possono passare da uno stadio a crescita veloce a uno a crescita lenta "staminale", maggiormente resistente ai trattamenti, e viceversa.


Secondo la concezione tradizionale, il cancro si sviluppa in seguito all'accumulo di una serie casuale di mutazioni maligne che alla fine permettono alla cellula interessata di crescere senza limiti. Nell'ultimo decennio gli oncologi hanno peraltro elaborato anche il concetto di cellula cancerosa staminale, che spiega come la lenta crescita e la persistenza di cellule "madri" consenta al tumore di continuare a presentarsi anche dopo i trattamenti. Secondo i ricercatori il melanoma seguirebbe una terza via, quella di staminalità dinamica, per cui nel melanoma il comportamento di tipo staminale non sarebbe confinato alle sole cellule madri. 

A sostenerlo è un gruppo di ricerca del Wistar Institute diretto da Meenhard Herlyn. (studio del 2010).

Herlyn e colleghi hanno descritto una sotto-popolazione di cellule di melanoma a lenta crescita caratterizzate dalla proteina JARID1B, che è necessaria per la persistenza del tumore. Bloccando geneticamente la capacità di esprimere questa proteina, il tumore "si esaurisce" e non prolifera. Ma a differenza di quanto avviene con le classiche cellule staminali tumorali, le cellule di melanoma appaiono dotate di una notevole plasticità. Approfondendo le analisi i ricercatori hanno così scoperto che l'espressione di JARID1B non si conforma al modello classico di sviluppo delle staminali, e che le cellule che la esprimono possono spegnerne il gene e quelle che non lo esprimono possono attivarlo, ossia che l'espressione di quel gene è plastica e non stabile. In sostanza, i nostri dati suggeriscono che qualsiasi cellula di melanoma può fungere da sorgente per un'indefinta ricostituzione del tumore.

2 commenti:

  1. Grazie Giusy,

    di questo contributo ulteriore sulle staminali. Mi ha impressionata particolarmente lo studio sul melanoma e la sua staminalità dinamica. Brava!
    Ti invito ad aggiungere alle foto una didascalia e a citare le fonti da cui le hai prese se non hai usato un database di foto gratuite.

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