venerdì 27 marzo 2015

BIOTECNOLOGIE APPLICATE AL SANGUE

La maggior parte delle tecniche utilizzate oggi in oncologia sono invasive, e hanno per questo motivo limitate applicazioni cliniche. La possibilità di un nuovo approccio potrebbe rivoluzionare la gestione clinica di diversi tumori e malattie. Al centro di tutto ci sono i microRna, piccole molecole di Rna che sono state collegate allo sviluppo di tumori.

Recenti studi hanno individuato in singoli microRna possibili biomarker diagnostici per specifici tumori, ma queste ricerche non erano in grado di escludere che questi elementi fossero già presenti e non comparsi successivamente ad una contaminazione. Uno studio cinese pubblicato online su "Cell Research", apre però la strada a un nuovo approccio diagnostico non invasivo che ha scoperto nel sangue umano le "impronte digitali" del tumore. La svolta apportata dalla ricerca effettuata, consiste nell'aver per la prima volta caratterizzato l'intero profilo dei microRna del sangue di soggetti sani e di pazienti con tumore dei polmoni, del colon-retto e con diabete, escludendo quindi la possibilità di una contaminazione.
Secondo lo studio effettuato, infatti, i microRna nel siero possono servire come biomarcatori per evidenziare la presenza di malattie fra cui diversi tipi di cancro, e anche il diabete. Si ipotizza inoltre che questa nuova tecnica sarà anche utile alle compagnie farmaceutiche per identificare sottogruppi di popolazione che rispondono ai farmaci che hanno fallito nelle prove di sperimentazione clinica.

Sangue Biotech: aggiunte piastrine coltivate in laboratorio (LINK)
Biotecnologia del sangue aggiunte piastrine coltivate in laboratorio
Si possono aggiungere al sangue le piastrine coltivate in laboratorio, favorendo così la coagulazione. Il sangue così diventa biotech, e questo è quanto sono riusciti a fare presso il Centro Nazionale per la Ricerca sul Cancro (Cnio), in Spagna, e i cui dati sono stati pubblicati sulla rivista Developmental Cell. La tecnica consiste nel riprogrammare le cellule progenitrici di piastrine, che si chiamano megacariociti.

Una tecnica che potrebbe essere utile a nuove terapie per le malattie dovute al basso numero di piastrine (trombocitopenia). La ricerca, coordinata da Marco Malumbres, potrebbe consentire di riportare alla norma il livello delle piastrine e permettere di rendere più efficaci anche molte cure anticancro, spesso sospese proprio a causa della carenza di agenti coagulanti che inducono nei pazienti.

La ricerca sfrutta il meccanismo naturale di formazione delle piastrine, partendo dallo sviluppo delle loro cellule progenitrici. I megacariociti, infatti, crescono fino a diventare cellule giganti, per poi “rompersi” e formare cellule molto più piccole, cioè le piastrine. Il secondo passo è stato utilizzare topi geneticamente modificati per analizzare i fattori di crescita che regolano la formazione di queste cellule giganti. Si è scoperto così che i megacariociti riescono a crescere in modo anomalo anche quando non hanno la proteina finora considerata indispensabile per l’aumento delle loro dimensioni. Il vero motore della crescita, e della nascita delle piastrine, è un processo chiamato endoreplicazione, osservato finora in alcune cellule della placenta.

1 commento:

  1. E' un buon inizio Paolo! Prima di completare con altre due risorse, ricorda di mettere una didascalia alle figure e la fonte delle immagini.

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