venerdì 27 marzo 2015

CIBO O ENERGIA? IL DILEMMA E LE STRATEGIE BIOTECNOLOGICHE


Le fonti d’energia rinnovabile, se comparate con i combustibili fossili e l’elettricità fornita dalla rete nazionale, si caratterizzano in genere per la loro bassa densità di energia. La discontinuità della produzione di energia rinnovabile, le difficoltà tecniche e i costi associati allo stoccaggio sono i principali limiti alla loro diffusione capillare. L’idrogeno è stato definito da mezzo secolo come il “vettore energetico del futuro”, tuttavia la sua applicazione commerciale è ostacolata per diverse ragioni. 

Le possibili soluzioni tecniche ai menzionati problemi sono due: sviluppare biocombustibili realmente sostenibili, in grado di rimpiazzare quelli fossili nel breve termine, oppure sviluppare una nuova tecnologia rivoluzionaria per l’accumulo d’energia ad alta densità. 

La prima delle due alternative può essere implementata in tempi relativamente brevi e con modesti investimenti (dipendente da un forte supporto politico), mentre la seconda necessita ancora di molta ricerca e, nel caso dovesse raggiungere risultati positivi, obbligherebbe la sostituzione della maggior parte dell’attuale infrastruttura di distribuzione dell’energia. Le biotecnologie saranno dunque chiamate a svolgere un ruolo determinante nello sviluppo di soluzioni intermedie in grado di utilizzare le infrastrutture esistenti, con densità di energia paragonabile agli attuali combustibili fossili, ma con il vantaggio di basse o, idealmente nulle, emissioni di carbonio.

L’energia primaria per qualsiasi approccio biotech alla produzione massiva di biocarburanti è la luce del sole. Ciò ci pone immediatamente di fronte al dilemma filosofico: “cibo o energia?”. La concorrenza tra le due alternative indubbiamente esiste, ma a nostro avviso è stata molto esagerata da parte di gruppi politici e ambientalisti. Prendiamo ad esempio la produzione di cotone, lana e lino competono per le stesse risorse acqua e energia, ma nessuno nega che siano tanto indispensabili quanto la produzione di alimenti. 

Bambù gigante - www.liberapolis.it
Attualmente non esistono alternative sostenibili alla produzione di materie prime mediante fotosintesi. I tentativi di sviluppare una sorta di “fotosintesi artificiale” con un rendimento massimo teorico del 40% sono falliti. Anche in natura esiste una grande variabilità di efficienza fotosintetica delle diverse specie, ed è compresa nell’intervallo dall’1 al 2% cento. I “campioni” della fotosintesi naturale sono il giacinto d’acqua (Euphorbia crassipes), bambù gigante (Phyllostachys pubescens), la canna di zucchero (Saccharum officinarum L.), la lenticchia d’acqua (Lemmna sp.), la palma da olio (Elaeis guineensis) e alcune microalghe (in condizioni di laboratorio controllate). Nessuna di loro può superare il 5% del rendimento teorico.

"In futuro dei nanodispositivi integrati potrebbero combinare un’antenna di cattura della luce con un centro di reazione fotochimica contenente un donatore (D) ed un accettore (A) per produrre una fotocorrente stabile, la quale agirà su appositi catalizzatori per produrre reazioni multielettroniche. Tali foglie artificiali potrebbero estrarre elettroni dall’acqua e produrre combustibili da protoni o CO2". (Fonte: Harnessing Solar Energy for the Production of Clean Fuel, SCIENCE POLICY BRIEFING , September 2008).

Di seguito alcuni esempi di strategie industriali “Biotech” che possono aiutare a portare in breve termine, nel mercato, biocarburanti e materie prime sostenibili. Al fine di affrontare il dilemma “cibo o energia”, un possibile approccio è quello di sviluppare colture (non esclusivamente energetiche) resistenti al sale. La disponibilità commerciale di piante capaci di crescere in terreni marginali (a scarsa produttività agricola), irrigate con acqua salmastra o addirittura di mare, risolverebbe due problemi contemporaneamente: ridurrebbe la domanda di acqua dolce e consentirebbe l’utilizzo di terra altrimenti deserto, o improduttiva per i tradizionali usi agricoli. In questo senso, le strategie biotecnologiche possono essere due: la pura manipolazione genetica (ponendo i geni delle piante alofite in colture commerciali) oppure la più semplice selezione e miglioria genetica di piante xerofile come i cactus (Opuntia sp.) e l’agave (Agave tequilana). 

Dunaliella salina - wikipedia
Una filosofia bioingegneristica interessante è quella del progetto di policolture integrate “Green Desert”. Si tratta di una serie di tecnologie messe insieme, capaci di utilizzare acqua di mare convogliata, dall’Atlantico alle shebqhas (depressioni) del Sahara, per semplice gravità. Il progetto dovrebbe essere in grado di produrre, allo stesso tempo, carne di pesce, carne e cuoio di coccodrillo, legname di mangrovia, verdure e altre colture tradizionali coltivate in serre che condensano l’acqua evaporata dalla corrente principale salata ed infine anche energia, sia dal biogas prodotto dalla digestione dei rifiuti organici che da una centrale idroelettrica posta nel punto più basso delle tubazioni d’acqua marina. Il lago ipersalino che si formerà finalmente nel fondo della depressione sarà in grado di supportare la crescita di microalghe come Dunaliella salina, una materia prima importante e di alto valore per l’industria nutraceutica (nutrizione e farmaceutica).

Una filosofia diversa è produrre biocarburanti esclusivamente con gli scarti della catena di produzione alimentare. In questo senso, le tecnologie disponibili possono essere considerate già mature: la digestione anaerobica, l’etanolo da scarti lignocellulosici ed il biodiesel da oli vegetali esausti ed altri grassi residui. Le tecnologie più promettenti, ancora da sviluppare, sono la produzione di bioidrogeno mediante fermentazione scura (LINK), un processo simile alla digestione anaerobica ma che genera una miscela di H2 e CO2 invece del classico biogas, e le celle a combustibile microbiche
D’altro canto, la saccarificazione enzimatica dei rifiuti lignocellulosici, utili per produrre bioetanolo dalla fermentazione del lievito convenzionale, è già in fase commerciale. Gli unici ostacoli alla diffusione di questa tecnologia sono gli elevati costi e la complessità degli impianti. 

La foto-fermentazione è un percorso alternativo per la produzione di bioidrogeno. Alcuni particolari tipi di cianobatteri sono in grado di degradare i composti organici e acqua, producendo CO2 e H2. Questa tecnologia è in fase sperimentale. Un altro settore di ricerca promettente è la produzione di bioetanolo dalla fermentazione batterica dei rifiuti. Vi è un gruppo di Archaea in grado di degradare diversi tipi di rifiuti organici, producendo direttamente etanolo come risultato della sua attività metabolica.

Deinococcus (Archaea) - Wikipedia
La produzione di biobutanolo e acetone da amido di mais mediante fermentazione con Clostridium acetobutylicum è nota fin dal 1910. L’uso di alghe giganti (Macrocystis pyrifera) invece di mais è stato sviluppato e messo a punto dagli americani e inglesi durante la Prima Guerra Mondiale, ma cadde in oblio con l’era del petrolio a basso costo. Il butanolo può sostituire la benzina senza necessità di alcuna modifica agli attuali motori a ciclo Otto e presenta alcuni vantaggi rispetto all’etanolo o al carburante E80, come la sua minore volatilità in estate. Il butanolo e l’acetone sono anche le principali materie prime per la preparazione di solventi industriali, vernici, gomme sintetiche e materie plastiche. I vantaggi dei Clostridia rispetto ai lieviti sono: la trasformazione degli amidi e la produzione di una miscela di gas ricca di H2. I lieviti invece riescono solo a degradare alcuni zuccheri e produrre CO2. L’unico svantaggio del processo ad opera del C. acetobutylicum è l’uso di materie prime come amido e zuccheri e quindi di sostanze commestibili. Tuttavia le biotecnologie possono selezionare ceppi in grado di fermentare reflui saccarini come: vinacce, melassa e acque di vegetazione effluenti dai frantoi. 

63 commenti:

  1. Caro Antonio,

    il tuo post è molto interessante e ci consente di contestualizzare in una cornice più ampia, di sviluppo sostenibile, i biocarburanti. Al fine di una omogeneità dei temi trattati, di maggiore aderenza con il compito assegnato e di leggibilità ho ritenuto che le altre "Curiosità" potessero essere sfrondate. Anzi, a dire il vero, ne ho suggerito una ad Alex.

    Grazie del contributo!

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  2. Grazie a voi prof.ssa per aver reso più presentabile il post. Vorrei aggiungere una mia considerazione personale : queste si sono tutte valide proposte e alternative al petrolio ma il problema principale da scavalcare sono gli interessi economici. Anch'io avendo trovato un giacimento di petrolio farei fatica a passare al bio ! Ahah. Per un mondo più 'ecosostenibile' dovremmo partire dalla 'combustione' del denaro.

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  3. :-)))) mi hai fatto ridere!

    Ti rispondo però seriamente, con le parole di Tim Jackson in "Prosperità senza crescita":

    "Entro la fine di questo secolo i nostri figli e nipoti dovranno sopravvivere in un ambiente dal clima ostile e povero di risorse, tra distruzione degli habitat, decimazione delle specie, scarsità di cibo, migrazioni di massa e inevitabili guerre".

    Forse più che il pallino della crescita economica infinita (che è termodinamicamente impossibile in una biosfera finita... vedi, se i politici conoscessero meglio le leggi della chimica-fisica!..) dovremmo perseguire quello della sostenibilità ambientale.

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  4. Sul dilemma "cibo o energia", cioè sull'uso di suolo per produrre alimenti o colture destinate alla produzione di biocarburanti, vi invito a vedere il video postato da Laura:

    http://itasbiotec.blogspot.it/2015/03/il-mio-carburante-e-bio.html

    Se produrre solo 50 litri di bioetanolo consuma lo stesso suolo che produrre 232 Kg di mais (equivalente alla dieta di un anno di un abitante in Zambia o in Messico), è chiaro che la soluzione non possono essere questi biocarburanti di prima generazione, bensì quelli di seconda generazione a cui accenna anche Antonio in questo post: l'uso cioè solo di scarti delle produzioni alimentari (es olio fritto per produrre biodiesel). Mentre in Austria, dice il video, è conveniente produrlo e non ci si pagano le tasse, in Italia è vietato prodursi il biodiesel da sé: anche se è praticamente riciclare l'olio fritto il cui smaltimento ha, tra l'altro, dei costi, lo stato vieta questa pratica perché.... NON CI SI PAGANO LE ACCISE!!! Cosa ne pensate?

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  5. Invece di utilizzare gli spazi agricoli buoni per l'alimentazione umana, lo spunto di sfruttare ambienti di "frontiera" dove sicuramente colture destinate all'uomo sono impossibili o scarsamente produttive, per produrre biocombustibili mi sembra una buona cosa.

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    1. concordo con te carla in quanto questi luoghi essendo scarsamente produttivi potrebbero essere impiegati per produrre biocarburante e altre sostanze che potrebbero essere utili per l ambiente

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  6. Carla ma se in questi spazi le colture destinate all'uomo sono impossibili o scarsamente produttive,come scrivi tu stessa e visto che le due cose sono strettamente collegate,da cosa produci il biocarburante? Dalla discussione è emerso che uno dei modi migliori per produrre il biocarburante,senza usare una potenziale fonte di nutrimento,è senza dubbio quello di sfruttare gli scarti di queste produzioni. Guardate come si da da fare la Scozia ! Bevono,son felici e producono energia ! Io partooo
    http://www.lastampa.it/2015/04/01/blogs/materia-rinnovabile/il-pieno-auto-con-gli-scarti-del-whisky-KllMONStUOdSp0cY4tNK8N/pagina.html

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    1. Mio caro Antonio, credo che tu abbia frainteso quel che volevo dire, essendo questi spazi scarsamente produttivi in campo alimentare, potrebbero invece essere impiegati per produrre biocombustili. Per quanto riguarda l'articolo della stampa, lo trovo molto interessante!

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    2. sono d'accordo con quello che ha scritto Antonio in quanto produzioni alimentari come visto dall'articolo e produzioni di biocarburanti sono strettamente collegate.

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    3. http://www.fotovoltaicosulweb.it/guida/energia-rinnovabile-dal-letame.html.su questa pagina parlano di come produrre energia dal letame è molto efficente e anche utile per l'eliminazione di piante infestanti ed i loro semi

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    4. Pierfrancesco bell'articolo soprattutto per quanto riguarda l'energia rinnovabile in generale,però in maniera specifica per i biocarburanti dobbiamo ricordare che il bioetanolo può essere utilizzato nelle benzine in percentuali fino al 40% (85% di E85) senza modificare il motore delle automobili più comuni mentre per il biometano è necessario possedere un impianto a gas.

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    5. Carla ti rifaccio la domanda in chiave un po' diversa...Da cosa produci i biocombustibili? Dall'erba? (utile per nutrire gli esseri viventi) Dal legname ? Meglio gli scarti,no? Ste auto alla fine non sono poi così essenziali,si meritano gli scarti del pianeta,nulla di più !

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    6. Sono d'accordo con Carla ,penso che uno spazio poco produttivo in campo alimentare possa essere utilizzato per produrre biocombustibili o altre sostanze che potrebbero essere utili per l'ambiente

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    7. Lavinia faccio la stessa domanda anche a te...in questi spazi 'poco produttivi' da cosa produci i biocombustibili?

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    8. Il concetto che ancora non mi sembra ti sia chiaro, caro Antonio è che, con scarsamente produttivi non s'intende "terreni sterili".

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    9. Ciao Carla
      Continuo a non capire. Visto che alcuni terreni producono poco si possono usare per produrre Biocarburanti di prima generazione? Se ad esempio, considerando che occorrono 266 kg di granella di mais per produrre 100 litri di bioetanolo,in un terreno scarsamente produttivo la vedo difficile e rimane comunque il dilemma "CIBO O ENERGIA?".

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    10. Beh, Antonio, ne hai parlato tu, nel tuo post di questa possibilità! Si potrebbero o creare piante G.M. in grado di adattarsi a questi ambienti o selezionare, tra quelle esistenti, piante alofite e xerofile in grado di farlo. Si avrebbe il vantaggio di creare nuovi habitat, contrastando la desertificazione.

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    11. A questo punto si potrebbero creare anche colture alimentari G.M. in grado di adattarsi. Implicando questo,comunque,il terreno smette di essere 'poco produttivo'

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  7. Molto probabilmente siamo un paese con una mentalità obsoleta peggiore dello Zimbabwe , ma forse qualcosa anche qui si sta muovendo.. L'ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie) si sta dando da fare.. guardate :)

    http://www.enea.it/it/Stampa/news/biocarburanti-dagli-scarti-del-biodiesel

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    1. Interessante, Pierluigi!

      Il biodiesel ottenuto ad esempio per transesterificazione con metanolo, dai trigliceridi dell'olio, libera ovviamente il glicerolo. E' proprio questo che viene utilizzato per produrre bioetanolo e idrogeno!

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    2. Siii Prof, inoltre non contiene idrocarburi aromatici, non ha emissioni di diossido di zolfo ,riduce l'emissione di polveri sottili fino al 65% e rispetto al gasolio, riduce le emissioni nette di ossido di carbonio (CO) del 50% circa e di biossido di carbonio del 78,45%

      ps: Diciamo che non abbiamo scoperto l'acqua calda in quanto la transesterificazione dell'olio vegetale era stata condotta già nel 1853, dallo scienziato Patrick Duffy, molti anni prima che il primo motore
      Diesel diventasse funzionale.

      http://it.wikipedia.org/wiki/Biodiesel

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  8. Mi preoccupano molto le parole di Tim Jackson in "Prosperità senza crescita".
    Vorrei far riflettere Antonio su una cosa: con la scarsità di cibo, la distruzione degli habitat ecc.. cosa te ne fai del denaro (carta) se non hai più cibo e acqua?
    Noi giovani siamo il futuro, il denaro non è tutto, lo dobbiamo capire!! Ogni giorno, soprattutto noi dell'indirizzo ambientale, studiamo l'inquinamento e gli errori che i più "grandi" hanno realizzato; i combustibili fossili sono una delle principali cause del malessere del nostro pianeta. Noi possiamo cambiare le cose... come ci ha fatto notare Pier, l'ENEA è un esempio.Bisognerebbe sensibilizzare i cittadini affinché si faccia la raccolta dell'olio esaurito (ancora non conosciuto in molte famiglie), iniziare a fare piccoli gesti ma importanti per il BIO, "vita".

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  9. Martina sono d'accordissimo con te, facevo solo dell'ironia ! Giusto ieri su Geo ho visto un documentario che ci dipingeva come i più grandi parassiti del pianeta. Siamo in cima alla catena alimentare, ci sentiamo i padroni di tutto e proprio questo egocentrismo smisurato rischia di essere la nostra nemesi. Vi lascio il link del documentario,se avete un po' di tempo guardatelo,a me è piaciuto davvero molto (parla anche dei combustibili).
    http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#v=512317&vd=2015-05-08&vc=3
    il video inizia al minuto 57.40

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    1. Antonio con il link non ci arriva direttamente. O ci aiuti o ci fai un riassuntino!

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    2. Salve prof,andando su quel link si apre una pagina in cui è presente il video dell'intera puntata dell'8 maggio che parte automaticamente,poi avevo scritto che il documentario che ho visto inizia al minuto 57.40 e dura un bel po' (ci si arriva manualmente). Il riassuntino ve lo sconsiglio perché ci sono delle bellissime immagini !!

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    3. Grazie Antonio, ora sono riuscita a visualizzarlo e, a parte la difficoltà dello streaming, vale davvero la pena di godere delle strepitose immagini del nostro pianeta, purtroppo tanto minacciato dal nostro agire. Mi hanno molto impressionata i numeri: sapere che le reti a strascico usate dai pescatori possono essere lunghe anche 40 km, che ogni anno vengono pescati 90 milioni di tonnellate di pesce selvatico, che negli ultimi 200 anni sono stati distrutti 4 miliardi di storia naturale, che è scomparso il 90% dei grandi predatori marini (con la conseguente enorme proliferazione delle meduse rimaste senza predatori) tra cui il tonno rosso che al ritmo attuale di pesca si estinguerà in 2 anni, che in meno di 50 anni è scomparso un quarto dei nostri coralli seguito dalla desertificazione delle oasi marine; che ci sono 4.6 Kg di rifiuti di plastica per km2 di mare che finiscono nelle viscere di pesci e uccelli marini. Nonostante i 23 anni trascorsi dalla conferenza di Rio del 1992, i numerosi accordi e protocolli firmati, continuiamo ad agire come se l’oceano avesse una capacità di rinnovamento infinita, depauperandone le risorse e avvelenandolo. Il documentario si chiude auspicando che una forte presa di coscienza della società civile possa far leva sui decisori politici, costringendoli a lavorare efficacemente e con misure stringenti per una reale inversione di tendenza.

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  10. È fondamentale per la tutela dell'ambiente che gli uomini imparino ad usare l'energia con parsimonia e a preferire quella prodotta da fonti rinnovabili che non provocano inquinamento e sono presenti in natura in quantità illimitata e rigenerabile nel tempo.
    Di contro, la produzione di energia da combustibili fossili, come il carbone o il petrolio, risorse naturali destinate ad esaurirsi nel tempo, causa l'immissione in atmosfera di quantità enormi di gas che fanno aumentare l' effetto serra.Il biodiesel può essere mescolato con il gasolio in ogni proporzione ed impiegato nei moderni motori diesel, anche se alcuni autoveicoli di fabbricazione meno recente possono subire una degradazione di tubi e giunti in gomma per via del maggior potere solvente rispetto al gasolio tradizionale: in questo caso, la gomma sciolta dal biodiesel può poi formare depositi o intasare le linee dell'alimentazione del veicolo. L'adozione di gomme più resistenti nei veicoli di recente fabbricazione dovrebbe aver risolto questo inconveniente; inoltre, il maggior potere solvente del biodiesel aiuta a mantenere pulito il motore sciogliendo residui eventualmente presentiIn qualsiasi motore Diesel può essere utilizzato biodiesel puro (BD100 o B100), anche se più comunemente viene utilizzato gasolio con concentrazioni inferiori di biodiesel. Usato come additivo al gasolio, ne migliora il potere lubrificante. In alcune zone è richiesto l'uso di diesel a bassissimo contenuto di zolfo, che riduce la naturale viscosità e lubrificazione del combustibile poiché sono stati rimossi lo zolfo e certe altre sostanze.Chimicamente il biodiesel è un combustibile composto da una miscela di esteri alchilici di acidi grassi a lunga catena. Un processo di transesterificazione dei lipidi viene usato per convertire l'olio base nell'estere desiderato e per rimuovere gli acidi grassi liberi. Dopo tale procedimento, contrariamente al semplice olio vegetale, il biodiesel possiede proprietà di combustione e viscosità simili al diesel ricavato dal petrolio e può sostituirlo nella maggior parte dei suoi impieghi.

    Il processo produttivo più diffuso impiega metanolo per produrre esteri metilici; tuttavia può essere usato anche l'etanolo, ottenendo così un biodiesel composto da esteri etilici. Come sottoprodotto, dal processo di transesterificazione si ottiene il glicerolo.

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    1. E' interessante questo aspetto del biodiesel in relazione al suo "livello di gradimento da parte dei motori", di tubi e giunti di gomma. Dovresti però, per favore, linkare la fonte ;-)

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  11. Il fatto che in Italia sia vietata la produzione privata di biodiesel la dice lunga sull'argomento. Le soluzioni ai problemi ci sono e ce ne stiamo rendendo conto,ma lo stato sembra allontanarle. Eppure lo stato dovremmo essere noi cittadini,qui qualcosa non torna !
    Prendendo in considerazione queste tre righe iniziali del post "L’idrogeno è stato definito da mezzo secolo come il “vettore energetico del futuro”, tuttavia la sua applicazione commerciale è ostacolata per diverse ragioni." ,scrivendo "Progetto HHO" sul web sono molteplici i risultati che vedono l'idrogeno protagonista delle pagine. Il progetto HHO non é una novità. Da quello che ho potuto capire vi sono delle celle in cui si verifica l'elettrolisi che scindono l'acqua in idrogeno ed ossigeno, l'idrogeno é un combustibile. Il principio è semplice,la difficoltà penso stia nell'impianto del sistema nelle autovetture. Ci sono diversi video sul tubo di un ingegnere italiano (Lorenzo Errico) che, mettendoci la faccia, ci espone il funzionamento di un ibrido di autovettura che dopo l'avvio riuscirebbe a fare UN KILOMETRO per UN MILLILITRO d'acqua usata riducendo le emissioni almeno dell'80 %. Io da ignorante in materia non so quanto queste fonti possano essere attendibili. Voi cosa ne pensate? È una bufala? O il potere dell'idrogeno è veramente ostacolato da qualcuno? $$$
    https://www.youtube.com/watch?v=dJUjLnUevds

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  12. Grazie, Antonio! Ogni tanto capita di vedere prototipi di auto a idrogeno, che sfruttano l'elettrolisi dell'acqua, in tv. Ma vengono presentate come ancora molto costose e con basse prestazioni. E' indubbio che dietro ci siano enormi interessi economici, sia tra gli sviluppatori che tra i detrattori, che complicano le cose.

    Purtroppo non siamo in grado di verificare l'attendibilità di quanto mostrato nel video. Se fosse vero, sarebbe una buona notizia, un passo nella giusta direzione.

    Mi pare che su questa notizia, facendo un giretto sul web, si resti nell'ambito delle opinioni. Pertanto è prudente attendere che si pronunci la scienza.

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  13. http://www.lescienze.it/news/2008/01/09/news/i_biocombustibili_sono_veramente_verdi_-580730/
    ho trovato questo articolo su le scienze nel quale viene messo in dubbio la qualità di questi biocombustibili , insomma, i costi ambientali, non sarebbero affatto a favore di queste nuove fonti di energia, oltre a provocare un aumento dei costi degli alimenti.

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    1. Cara Lavinia,

      se leggi bene, l'articolo (tra l'altro del 2008, quindi sono passati 7 anni), vi si legge:

      ".. Le migliori alternative comprendono invece i biocombustibili derivati dai prodotti residuali, come l’olio da cucina riciclato o l’etanolo ricavato da erba o legname".

      Mi pare che ciò sia in linea con quanto avete trovato finora.

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    2. http://www.lastampa.it/2013/08/28/scienza/ambiente/focus/quando-il-biocarburante-generale-la-fame-kP03J1wQHzIyv5pGIfVDhL/pagina.html
      prof ho trovato un altro articolo che mette in dubbio l' impatto ambientale di questi biocombustibili ...."Costi ambientali: contabilizzando sia le emissioni dirette che quelle indirette associate alla produzione di biocarburanti, emerge chiaramente come questa fonte di energia rinnovabile non garantisce un’effettiva riduzione di CO2. Secondo le stime dell’Institute for European Environmental Policy, allo stato attuale i biocarburanti sarebbero responsabili, entro il 2020, di emissioni aggiuntive equivalenti all’aver immesso sulle strade europee un numero aggiuntivo di automobili che oscilla tra i 14 e i 29 milioni di unità."

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    3. Molto interessante Lavinia! Rinforza l’idea che ci siamo fatti fin qui che, davvero, non è sostenibile, né etico, sottrarre terre all’agricoltura destinata a produrre cibo per produrre biocarburanti. No, quindi, ai biocombustibili di prima generazione!
      Cito qualche dato tratto dall’articolo che hai proposto e da quest’altro:
      http://www.lastampa.it/2013/11/25/scienza/ambiente/il-caso/mettiamo-fine-alla-follia-degli-agrocarburanti-lXv2doU6z3m0VVEr0Kn23N/pagina.html
      Quasi tutti i biocarburanti consumati in Europa sono prodotti, a partire da colture alimentari come il grano, la soia, l’olio di palma, la colza e il mais, in America Latina, Africa e Asia. Tra il 2009 ed il 2013 per la produzione agroenergetica in Africa sub-sahariana sono stati impiegati 6 milioni di ettari di terreno, acquisiti da imprese europee e sottratti quindi ai bisogni alimentari delle comunità locali. Nel solo 2008, la terra coltivata a biocarburanti avrebbe potuto sfamare 127 milioni di persone.
      In termini di produzione l’Italia si colloca al 4° posto nella classifica dei Paesi europei e produce prevalentemente biodiesel (per fortuna, da olio fritto quindi!). Tuttavia sono stati mappati investimenti italiani, tutti concentrati in Africa, per coltivazioni agro energetiche, che arrivano ad occupare complessivamente un’area, documentata dai contratti, di oltre 400.000 ettari.
      L’acquisizione di terra da parte di multinazionali dell’agro-energia è stata accompagnata da fenomeni di violenza: le vittime sono contadini nativi di quelle terre e le loro famiglie.
      L’operazione ha enormi costi economici (nel 2011 il supporto pubblico alle multinazionali per produrre biocarburanti, nei Paesi membri dell’UE è stato di 6 miliardi di euro) e scarsa efficacia nella tutela ambientale: attraverso l’uso dei fertilizzanti, il disboscamento, la deforestazione e lo spostamento di altre colture, la maggior parte degli agro-carburanti dell’UE non sta riducendo le emissioni di carbonio, cosa per cui invece questo settore viene sussidiato, ma è responsabile dell’emissione di milioni di tonnellate di anidride carbonica in più nell’atmosfera.
      Non c’è alcun dubbio sulla necessità di ridurre rapidamente il consumo dei combustibili fossili, ma le soluzioni si trovano nella riduzione del consumo di energia, nel trasporto pubblico e in fonti alternative di energia pulita, non certo nella terra usata per agro-carburanti responsabili di così tante conseguenze dannose.

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  14. Tralasciando gli innumerevoli e preoccupanti svantaggi sui biocombustibili, per quanto riguarda quelli che sono i vantaggi, sono ampiamente di tipo politico... essi:
    -servono a convertire il gas naturale in qualcosa di simile al petrolio;
    -aiutano a mantenere l'illusione che non sta succedendo niente;
    -sono una parte importante delle esagerazione e dei miti sul futuro della produzione di petrolio di paesi assai sviluppati come gli Stati Uniti.
    Inoltre vi volevo far riflettere su una cosa...perché vengono nominati biocombustibile se per il prefisso bio si intende qualcosa di naturale e in linea di massima rispettoso per l'ambiente e per la biodiversità; non sarebbe più appropriato un altro nome?
    P.S w il colore BRUNOOOOOO

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    1. Attento Domenico! Intanto già il semplice metano da gas naturale ha vantaggi rispetto al petrolio, in quanto, ad es., la sua combustione nei motori delle auto riduce le emissioni di ossidi di azoto, monossido di carbonio e idrocarburi incombusti. Tuttavia siccome è fossile, è carbonio del sottosuolo che finisce nell'aria e aumenta l'effetto serra. A maggior ragione, il metano da biogas, prodotto attraverso processi fermentativi di biomasse aggiunge l'ulteriore vantaggio di non aumentare l'effetto serra (il carbonio prima organicato, è poi restituito all'aria). Quindi non sono affatto vantaggi precipuamente politici ma concreti!!

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  15. Ho letto che la produzione di biodiesel dalle alghe arriva in Italia . L’impianto è già operativo ed è stato inaugurato nella città di Modena. All’interno del Polo dell’Alga Combustibile Algamoil, biologi e ingegneri chimici lavorano per implementare la tecnologia delle alghe combustibili.
    L’obiettivo consiste nell’ottenere il necessario per alimentare motori da cogenerazione e da autotrazione. Il funzionamento è già stato testato su un motore di serie, senza alcuna modifica, grazie ad una collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Modena.
    I risultati hanno dimostrato che la potenza e la coppia sono uguali al diesel commerciale, mentre il particolato risulta minore. In questo modo si potrebbe ottenere una riduzione delle emissioni inquinanti, rispetto a quanto avviene nel caso del diesel convenzionale. La produzione di biodiesel dalle alghe potrebbe rappresentare una svolta sostenibile per il settore dei carburanti e dei trasporti? Secondo quanto comunicato da Teregroup, l’interesse verso le alghe è cresciuto in molti Paesi del mondo, di pari passo con il dibattito scientifico sull'opportunità di produrre biocarburanti sottraendo terreni alle colture destinate all’alimentazione. L'energia rinnovabile dalle alghe permetterebbe, infine, di eliminare grandi quantità di CO2 nell’atmosfera con un ulteriore beneficio ambientale.

    Di seguito il link da cui ho tratto le informazioni:
    http://www.greenbiz.it/energia/altre-rinnovabili/9731-biodiesel-dalle-alghe-teregroup

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  16. http://ingegneria.tesionline.it/ingegneria/articolo.jsp?id=1074
    BIOIDROGENO E BIOFOTOLISI DIRETTA
    ( Attraverso la biofotolisi diretta, sfruttando la capacità dell’enzima idrogenasi contenuto ad esempio in molte microalghe e/o cianobatteri, è possibile separare in condizioni anaerobiche l’idrogeno e l’ossigeno a partire da molecole d’acqua )

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    1. Si è più volte accennato che l’H2 è il vettore energetico del futuro ma che produrlo su larga scala è ancora molto costoso. In questo lavoro di tesi si propone un metodo competitivo per la produzione di bioidrogeno da biomasse o dalla frazione organica dei RSU. Si sfrutta l’accoppiamento di due metodi: la fermentazione dark (al buio) e la biofotolisi (in presenza di luce solare) indiretta di biomasse. La fermentazione dark è una degradazione fermentativa incompleta degli zuccheri che porta alla formazione di acidi organici e idrogeno molecolare. La successiva biofotolisi indiretta, sfrutta una seconda fotofermentazione degli acidi organici con ulteriore produzione di idrogeno. I costi (14 euro/GJ) sono doppi rispetto a quelli per ottenere idrogeno dal petrolio (7,5 euro/GJ) ma la materia prima (biomassa, RSU) è ampiamente disponibile e si sfrutta in parte l’energia solare.

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  17. questo articolo tratta di un batterio geneticamente modificato in modo da produrre propano, si tratta di una svolta poichè la sostanza prodotta è rinnovabile. avendo un prezzo non eccessivamente elevato renderà competitivo il mercato dei derivati del petrolio.
    http://www.lescienze.it/news/2014/09/04/news/batteri_produzione_rinnovabile_propano-2272252/

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    1. E' interessante anche il fatto che invece di E. coli potrebbero essere usati i cianobatteri che sfruttano l'energia solare e hanno esigenze nutritive minime. Questo renderebbe il processo ancora più competitivo dal punto di vista dei costi.

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  18. La produzione sostenibile dell’energia necessaria per la crescita economica e il miglioramento generale delle condizioni di vita rappresenta una delle maggiori sfide che l’umanità nel suo complesso si troverà a dover affrontare nei prossimi anni, soprattutto in considerazione della necessità di dover far fronte ai cambiamenti climatici in atto e futuri.niziando invece ad affrontare il tema specifico delle tecnologie di conversione – e del ruolo delle biotecnologie in tale contesto -, è opportuno ricordare che, al momento attuale, le alternative più valide per l'utilizzazione energetica delle biomasse, tenuto conto del grado di maturità e dell'affidabilità delle relative tecnologie, sono sostanzialmente tre:

    la combustione diretta, con conseguente produzione di calore da utilizzare per il riscaldamento domestico, civile e industriale o per la generazione di vapore (forza motrice o produzione di energia elettrica). Altre tecnologie termochimiche, come la pirogassificazione con produzione di syngas e successiva utilizzazione dello stesso per la generazione di calore e/o elettricità, pur in presenza di alcuni impianti produttivi, sono ancora prevalentemente oggetto di attività di ricerca e sviluppo, in particolare per quel che riguarda impianti di piccola taglia di potenziale interesse di aziende agricole ed agroindustriali;
    la produzione di biogas mediante digestione anaerobica di reflui zootecnici, civili o agroindustriali, colture dedicate e frazione organica dei rifiuti urbani, e la successiva utilizzazione del biogas prodotto per la generazione di calore e/o elettricità o l’impiego come biocarburante;
    la trasformazione in combustibili liquidi, utilizzati per la produzione di energia elettrica (bioliquidi) o nel settore dei trasporti (biocarburanti) di particolari categorie di biomasse coltivate come alcune oleaginose, cereali e colture zuccherine.

    http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/EAI/anno-2013/biotecnologie-per-lo-sviluppo-sostenibile/biotecnologie-per-la-bioenergia

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  19. facendo qualche ricerca su internet ho letto che Negli ultimi anni gli impianti di biogas hanno registrato una crescita
    vertiginosa Anche grazie agli incentivi
    pubblici mi è sembrato molto interessante questo articolo : http://www.lorenzofiori.com/articoli/I%20furbetti%20del%20biogas.pdf

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  20. Facendo una ricerca su internet ho trovato un articolo che spiega un metodo alternativo ad un processo per produrre biodiesel

    Brevetto europeo di ricercatori del Dipartimento di Chimica "Ugo Schiff"
    Un nuovo processo per produrre carburante dagli oli alimentari esausti. La ricerca di un gruppo dell'Università di Firenze, coordinato da Alberto Brandi, Donatella Giomi e Antonella Salvini del Dipartimento di Chimica ‘Ugo Schiff' che ha portato a individuare il nuovo procedimento, sarà brevettata a livello europeo.
    La produzione di BioDiesel da oli vegetali ha raggiunto uno sviluppo significativo a livello internazionale, grazie anche alla possibilità di impiego diretto del prodotto nei sistemi di combustione attuali. L'uso di oli vegetali vergini - cioè un prodotto alimentare - pone però notevoli problemi etici e di opportunità: per questo risulta particolarmente interessante la produzione di BioDiesel da oli vegetali esausti, il cui smaltimento, invece, rappresenta di solito un costo.
    "Oggi la metodologia prevalentemente utilizzata a livello industriale per la produzione di BioDiesel sfrutta la transesterificazione dell'olio in ambiente alcalino e, poiché questo metodo non può essere applicato ad oli con un'acidità superiore allo 0,5% in peso, la ricerca mondiale è rivolta allo studio di processi di transesterificazione in ambiente acido - spiegano gli autori - Il nostro studio prevede pertanto la produzione di BioDiesel a partire da oli alimentari esausti, grassi animali di scarto o da residui industriali di produzione di oli ad elevato contenuto di acidi liberi (quali PFAD o oleine) grazie ad un processo che utilizza un mediatore acido in fase omogenea e un alcool come metanolo o etanolo. Tale procedimento - sottolineano gli autori - permette una conversione elevata dei trigliceridi in BioDiesel in ambiente anidro, non richiede alcun pretrattamento dei materiali di partenza, non utilizza acqua per la purificazione dei prodotti, e favorisce una separazione ottimale del BioDiesel dalla fase glicerica".

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    1. Un altro metodo per produrre biodiesel è quello a base di Canapa. La canapa è la pianta denominata "cannabis sativa". In che modo può essere usata la canapa come combustibile? Il legno della canapa può essere bruciato così come è o trasformato in carbonella, metanolo, metano o benzina. Il processo per fare tutto ciò si chiama distillazione frazionata o pirolisi. I carburanti ottenuti da piante come questa si chiamano carburanti da biomassa. La canapa può fornire due tipi di carburante:
      -canapa biodiesel – ottenuto a partire dal petrolio unito alla spremitura di semi di canapa.
      -canapa etanolo/metanolo – ottenuto dalla fermentazione dello stelo.

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    2. Esistono tre vie di base per la produzione di biodiesel a partire da biolipidi (grassi ed oli di origine biologica).

      1)Transesterificazione del biolipide catalizzata da basi.
      2)Transesterificazione diretta del biolipide catalizzata da acidi.
      3)Conversione del biolipide prima nei propri acidi grassi e quindi nel biodiesel.
      Quasi tutto il biodiesel viene attualmente prodotto attraverso transesterificazione catalizzata da basi, processo più economicamente vantaggioso richiedendo basse temperature e pressioni ed avendo una rendita di conversione del 98%.
      Quindi io penso che siccome una via di produzione è proprio a partire dall'olio fritto bisognerebbe anche attuare questa tecnica in Italia e magari anche in altri paesi dove è proibito , perchè si comincerebbe anche a riciclare e ovviamente a diminuire l'inquinamento che ahimè è presente, anche, in abbondanza!!

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    3. In capo a un anno, un impianto sperimentale in Indiana, negli Stati Uniti, darà il via alla produzione di diesel a partire da gambi e foglie delle piante di mais. L’impianto utilizzerà processi già impiegati dell’industria chimica e petrolifera, puntando a produrre carburante a prezzi competitivi con il petrolio.
      L’impianto dell’Indiana, che tratterà 10 tonnellate di biomassa al giorno, sufficienti per produrre 800 galloni (3.000 litri) di biocarburante al giorno, sarà costruito dalla Mercurius Biofuels di Ferndale, Washington, con l’aiuto di un finanziamento di 4,3 milioni di dollari da parte del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.
      Le biomasse cellulosiche, come i gambi di mais o i trucioli di legno, sono abbondanti e richiedono meno energia e fertilizzanti rispetto allo zucchero o alle pannocchie, le principali fonti attuali di biocarburanti. Per questo motivo, la produzione di biomassa cellulosica è più economica e comporta meno emissioni di anidride carbonica.
      Fino a ora, però, è stato difficile produrre carburante a partire da queste fonti a prezzi contenuti, soprattutto a causa delle spese per il trasporto della biomassa grezza. Una soluzione è quella di costruire piccole bioraffinerie vicino ai luoghi di produzione delle materie prime, ma strutture più piccole tendono comunque a essere piuttosto costose.
      Proprio sui costi di trasporto incide il nuovo processo utilizzato dalla Mercurius, grazie al quale la biomassa può essere trasformata in un prodotto intermedio liquido all’interno di piccoli impianti situati in prossimità dei luoghi di produzione delle materie prime. Questo liquido occupa molto meno volume rispetto alla biomassa originale, ed è pertanto più economico da trasportare a grandi impianti centralizzati per essere convertito in biofuel.

      L’intero processo si basa su una tecnologia sviluppata da Mark Mascal, professore di chimica presso l’Università di California a Davis, basata sulla conversione della cellulosa in Chloromethylfurfural, che a sua volta, può essere convertito in gasolio con processi industriali simili a quelli utilizzati nell’industria chimica e nelle raffinerie di petrolio.
      Si tratta comunque di una tecnica ancora in fase embrionale. Finora, infatti, le diverse fasi del processo sono state realizzate solo su piccola scala, e l’intero processo non è stato ancora portato avanti nella sua interezza.

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  21. anche il biodiesel ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi Il biodiesel è un combustibile rinnovabile, in quanto ottenuto dalla coltivazione di piante oleaginose di ampia diffusione. È biodegradabile, cioè se disperso si dissolve nell’arco di pochi giorni, mentre gli scarti dei consueti carburanti permangono molto a lungo. Il suo uso per il trasporto elimina del tutto l’emissione di residui di zolfo (che sono la causa principale delle piogge acide), diminuisce dell’85% i composti aromatici (causa principale dei problemi cancerogeni) e riduce del 60% le polveri sottili PM10 o particolato, che rappresentano la principale causa di inquinamento nelle città. Garantisce un’ottima affidabilità nelle prestazioni dei veicoli e degli impianti di riscaldamento . Pero il biodiesel ha un costo industriale alla produzione superiore al gasolio. Per renderlo competitivo dal punto di vista commerciale, deve essere esente da accisa, cioè defiscalizzato. In Italia il quantitativo defiscalizzato è di 200.000 tonnellate . Inoltre la densità di energia contenuta in un litro di biocombustibile è inferiore a quello del diesel. In altre parole, con un litro di biocombustibile il rapporto consumi-distanza percorsa è minore dei 15-20 km/litro di un diesel normale.

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  22. Leggendo il post di Antonio, mi sono soffermata sulla produzione di Biobutanolo da amido di mais. ll biobutanolo è uno dei protagonisti dei biocarburanti, la produzione del biobutanolo avviene mediante metodi fermentativi che hanno trovato un’ottima resa grazie all’impiego di due batteri in serie, il Clostridium acetobutylicum e il Clostridium tyrobutiricum.
    Tale meccanismo di sintesi è stato sviluppato dall’azienda statunitense Environmental Energy Inc. che da un metro cubo di mais in granella riesce a ottenere dai 260 ai 270 litri di biobutanolo, i “prodotti di scarto” di questa lavorazione sono etanolo e idrogeno, entrambi facilmente commercializzabili. Il biobutanolo ha un elevato contenuto energetico tanto da essere il biocarburante più performante, supera l’etanolo, il biodiesel, il metanolo e… ha una potenzialità identica a quella della benzina fossile. Il suo profilo ambientale è ancora migliore: il biobutanolo ha una bassa pressione di vapore, ciò consente un’ottima miscibilità con la benzina. I biocarburanti non sono tutti “buoni con l’ambiente”, alcuni causano grossi danni al momento della produzione e altri al momento della combustione innalzando l’emissione. La bassa pressione di vapore del biobutanolo rende questo biocombustibile meno volatile rispetto alla benzina. Inoltre è più efficiente rispetto alle miscele benzina-etanolo: con il biobutanolo si ridurrebbe il consumo con più chilometri per ogni litro di carburante. Grazie alle sue caratteristiche, quindi, il biobutanolo potrebbe essere facilmente introdotto nel settore dei trasporti: essendo miscibile all’acqua riuscirebbe a essere distribuito dalle classiche pompe di benzina, non richiede alcuna modifica ai serbatoi e neanche ai motori delle vetture.

    http://www.ideegreen.it/biobutanolo-28990.html

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    1. Il biobutanolo può essere fatta anche tramite Ralstonia eutropha H16. Questo processo richiede l'uso di un bioreattore elettro e l'ingresso di anidride carbonica e di energia elettrica.
      La differenza dalla produzione di etanolo è principalmente nella fermentazione della carica e lievi modifiche distillazione. Le materie prime sono le stesse per l'etanolo: colture energetiche, come le barbabietole da zucchero, canna da zucchero, grano mais, grano e manioca, potenziali colture energetiche non alimentari come il panico verga e persino guayule in Nord America, così come sottoprodotti agricoli, come canna da zucchero, paglia e mais steli. Secondo DuPont, impianti di bioetanolo esistenti può costare efficacemente essere adattati alla produzione di biobutanolo.
      Inoltre, la produzione di butanolo da biomasse e sottoprodotti agricoli potrebbe essere più efficiente di produzione di etanolo o metanolo.


      http://multescatola.com/biblioteca/educazione/combustibile-butanolo.php

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  23. Mi sembra quasi impossibile continuare a parlare ancora di petrolio come principale fonte di energia..! Sicuramente tanti ed enormi sono gli interessi economici dietro l 'ultilizzo di questo nemico-amico..
    Non sarebbe meglio cominciare a respirare un'aria più pulita nelle nostre casa,a scuola,al bar praticamente ovunque? E allora utilizziamo l'energia inesauribile del sole e del vento, ricicliamo tutto che ciò che è riciclabile, l'acqua per esempio! Che ormai è veramente utilizzata come fosse una fonte inesauribile!!!


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  24. Francesco sono d'accordo con te .. dovremmo inziare davvero a respirare un'aria piu pulita e piu sana ovunque , sopratutto per la nostra salute, ma sopratutto dovremmo inziare a riciclare il riciclabile , tenendocci cara l'acqua che è una fonte esauribile .Secondo quanto pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature Nanotecnology un gruppo d ricercatori del MIT di Boston avrebbe messo a punto una nuova tecnica che consentirebbe di ricavare l'idrogeno dall'acqua grazie all’utilizzo di energia solare .

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  25. Dai commenti e dalle ricerche svolte si evince che numerose sono le tecniche che potrebbero aiutarci a liberarci dalla dipendenza dall'oro nero, destina senza dubbio ad una fine. Il problema è, come accennava precedentemente Antonio, l' interesse economico. Ma è anche vero che l'UE non si disinteressa circa questa tematica. Fare di tutto un calderone non sarebbe poi tanto ottimistico. Parto dunque da un esempio che ci riguarda strettamente come calabresi. A Castrovillari, in provincia di Cosenza, è stato attivato un progetto finanziato dall'UE circa la raccolta dell'olio esausto, attraverso un servizio di porta a porta, se non ricordo male, e di produzione di biodiesel utilizzato per alimentare gli autobus che forniscono il trasporto nel paese. Riconosco che questo è ancora un piccolo passo rispetto a quello che si potrebbe realmente realizzare mettendo da parte egoismo e cupidigia, ma quantomeno è un inizio, un incoraggiamento a fare di più.

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  26. In confronto con il gasolio, il Biodiesel determina numerosi effetti positivi per l'ambiente:
    - Non contribuisce all'"effetto serra" poiché restituisce all'aria solo la quantità di anidride carbonica utilizzata da colza, soia e girasole durante la loro crescita;
    - Riduce le emissioni di monossido di carbonio (- 35%) e di idrocarburi incombusti (- 20%) emessi nell'atmosfera;
    - Non contenendo zolfo, il Biodiesel non produce una sostanza altamente inquinante come il biossido di zolfo e consente maggiore efficienza alle marmitte catalitiche;
    - Diminuisce, rispetto al gasolio, la fumosità dei gas di scarico emessi dai motori diesel e dagli impianti di riscaldamento (- 70%);
    - Non contiene sostanze pericolosissime per la salute quali gli i drocarburi aromatici (benzene, toluene ed omologhi) o policiclici aromatici;
    - Giova al motore grazie ad un superiore potere detergente che previene le incrostazioni;
    - Non presenta pericoli, come l'autocombustione, durante la fase di trasporto e di stoccaggio;
    - La sua diffusione determina lo sviluppo di produzioni agricole non destinate alla alimentazione (non food), quindi non generatrici di eccedenze.
    http://www.poweb.it/mix/energia/conoscere%20biodisel/conoscere%20biodisel.htm

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    1. Il biodiesel di soia:
      Biodiesel è costituito da esteri monoalchilici prodotti a partire da oli vegetali, animali o vecchi grassi di cottura. Il biodiesel di soia è un'alternativa combustibile ricavato da olio di soia. Biodiesel non contiene gasolio, ma può essere miscelato con gasolio.
      Dal momento che l'embargo petrolifero del 1973 da parte dell'OPEC un sacco di ricerca è stato fatto su biodiesel in varie università e agenzie governative negli Stati Uniti. Il biodiesel di soia può essere utilizzato in motori diesel con poche o nessuna modifica. Il biodiesel di soia avviene attraverso un processo chimico chiamato transesterificazione per cui la glicerina è separato dal olio di soia. Il processo dà due prodotti: esteri metilici (il nome chimico del biodiesel) e la glicerina (usato per fare sapone).

        Il biodiesel è principalmente prodotto e utilizzato negli Stati Uniti. Nel 1999 circa 0,5 milioni di litri è stato prodotto e questo valore è aumentato di circa 25 milioni di litri nel 2003.

      Vantaggi di soia biodiesel
      Rispetto al diesel normale, soia biodiesel presenta i seguenti vantaggi:
      Il biodiesel è meglio per l'ambiente - soia biodiesel è meglio per l'ambiente, perché è fatto da risorse rinnovabili e ha minori emissioni rispetto al gasolio. L'uso di biodiesel in un motore diesel convenzionale comporta sostanziale riduzione degli idrocarburi incombusti, monossido di carbonio, e fuliggine. L'uso del biodiesel non aumenta il livello di CO2 nell'atmosfera, dato che sempre più soia consuma anche CO2. Il biodiesel è anche più biodegradabili di diesel convenzionale. Studi presso la University of Idaho hanno illustrato biodiesel degradati per il 95 per cento dopo 28 giorni rispetto al 40 per cento per il gasolio.

      Meglio lubrificante - Prove di lubrificazione hanno dimostrato il vantaggio di lubrificazione del biodiesel.
      Biodiesel polemica
      La produzione di biodiesel domanda nuove terre o territori in precedenza dedicata a colture alimentari o foreste. Ciò può causare deforestazione e la scarsità di alimenti. Solo quando si utilizzano terreni marginali o residui agricoli i vantaggi ambientali del biodiesel sono il massimo.

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  27. A mio parere ci troviamo davanti ad un altro caso di tecnologia o meglio biotecnologia che non puo' evolversi perchè sfida e minaccia l'oro nero e tutti gli interessi economici ad esso legati.Facendo qualche ricerca sul web sono rimasto molto colpito dall' impatto che potrebbero avere i veicoli ad idrogeno sul nostro pianeta,usare H2O come combustibile e veder uscire vapore acqueo dai tubi di scarico è una cosa che mi affascina e che a mio parere potrebbe risolvere molti problemi legati all'inquinamento,unico dubbio (almeno cosi' ci è dato a sapere dai "piani alti")sarebbe quello di trovare l'energia necessaria per far avvenire l'elettrolisi (processo dal quale è possibile scindere l'acqua in atomi di idrogeno e ossigeno).
    Posto di seguito il link dell'articolo per chi fosse interessato.

    http://www.pitstopadvisor.com/forum/discussion/659/auto-ad-idrogeno-come-funziona-un-motore-ad-idrogeno/p1

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    1. Mattia l'argomento incuriosisce molto anche me. Leggendo l'articolo mi sono soffermato su una cosa : stazioni ad idrogeno con produzione di quest'ultimo in altre sedi. Però facendo avvenire l'elettrolisi direttamente nell'auto si potrebbe fare il pieno d'ACQUA. Un sogno !

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    2. Beh,forse potrà essere soltanto un sogno!
      Secondo un articolo,le automobili ad idrogeno stanno creando parecchie critiche e molteplici dubbi a riguardo..
      Esse costano molto:E' una critica all'idrogeno che prende spunto dall'evidente ritardo delle case automobilistiche su questo versante. E' però ridicolo che questa critica arrivi spesso da ingegneri, i quali dovrebbero ben sapere che la ricerca è solita progredire col tempo. Gli attuali problemi di progettazione, tecnici ed economici, saranno superati. Dire il contrario negherebbe l'evidenza di un ingegno umano che nel novecento ha compiuto disastri ambientali ma anche miracoli scientifici e tecnologici. Non si comprenderebbe altrimenti perché le case automobilistiche dedichino sempre più risorse alla produzione di prototipi a idrogeno fuel cell o a combustione diretta. Le stesse critiche furono indirizzate a Toyota nel 1997 quando mise sul mercato la prima automobile ibrida, la Prius, seguita anni dopo anche dalla Honda. A distanza di dieci anni il settore delle automobili ibride è esploso e tutte le marche, anche quelle inizialmente critiche, sono impegnate a recuperare il tempo perso. Nel caso dell'idrogeno questo processo di ricerca è tuttora frenato dall'assenza di una rete distributiva che impedisce piani di commercializazione a medio periodo. In altri termini le case automobilistiche preparano i prototipi ma non anche i piani industriali per produrle. Chi mai le comprerebbe senza poi poter fare il pieno? Va ricordato che la rete distributiva dei carburanti è attualmente in mano alle compagnie petrolifere. Una impasse che sarà ben presto superata dall'unione del concept ibrido con quello a idrogeno (es. BWM Serie 7).
      Però c'è chi dice che : Fin quando l'umanità manterrà il suo innato istinto a progredire continuerà a migliorare la tecnologia. Le attuali critiche nei confronti dell'idrogeno sono quindi rivolte più al suo 'presente' che al suo futuro. Su Ecoage siamo stati tra i primi a parlare di pannelli solari e biocarburanti, quando erano ancora in pochi a crederci, ... e non ci siamo sbagliati. L'idrogeno avrà futuro. Il petrolio no.
      http://www.ecoage.it/l-automobile-a-idrogeno-non-ha-futuro.html

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  28. Facendo qualche ricerca su internet, ho letto che i ricercatori di Princeton hanno spiegato che riducendo la quantità di cibo che le persone e gli animali mangiano, si ridurrà la quantità di anidride carbonica che espirano o eliminano come rifiuto. Quindi, la conclusione è: più che l’efficientamento dei carburanti o dei combustibili, sarà la riduzione del cibo disponibile a permettere la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. Questo almeno quanto i modelli governativi sostengono, quei modelli sui quali si formulano poi politiche e si prendono decisioni. Per i governi è quindi più utile che tutto il mondo abbia meno da mangiare, piuttosto che sottrarre terreni alla produzione di vegetali dai quali ricavare materie prime per la combustione.
    inoltre ho anche letto che, le automobili che vanno ad etanolo emettono meno anidride carbonica, ma questo aspetto positivo è completamente vanificato dal fatto che per produrre etanolo dai cereali occorre energia che solitamente proviene da fonti ad alto tasso di emissione di gas serra. I modelli di studio della Environmental Protection Agency e del California Air Resources Board indicano come l’etanolo ricavato dai cereali produca emissioni lievemente inferiori rispetto alla benzina, ma questa minima riduzione si porta dietro la riduzione della produzione alimentare. Il modello della Commissione Europea stima una riduzione maggiore di emissioni, ma solo perché prevede contemporaneamente la riduzione della quantità e della qualità del cibo consumato, ottenuta attraverso la sostituzione dei cereali con oli e vegetali. «Senza questa riduzione forzata nella qualità e quantità del cibo, il modello europeo stima che l’etanolo ricavato dal grano genera il 46% di emissioni in più rispetto alla benzina e l’etanolo ricavato dal mais addirittura il 68% in più», hanno detto i ricercatori. Il rapporto raccomanda a chi formula tali modelli di rendere i risultati più trasparenti in modo che chi assume decisioni politiche possa valutare se effettivamente intraprendere la strada della riduzione del cibo disponibile per ridurre i gas serra anziché agire su altri fronti.
    http://www.ilcambiamento.it/inquinamenti/biocarburanti_terra_cibo.html

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  29. Secondo la definizione del Gestore Servizi Energetici GSE, i biocarburanti sono carburanti per i trasporti, in forma liquida o gassosa, ricavati da biomassa. I principali biocarburanti (prima generazione) sono il biodiesel, il bioetanolo e il biometano. Per il biodiesel servono olio di mais, di colza o di palma. Per il bioetanolo il mais o le barbabietole, per il biometano il biogas purificato.

    Oggi però ci sono i biocarburanti di seconda generazione che sono prodotti con altre tecniche e altre materie prime, per esempio legno e cellulosa, la coltivazione delle alghe o la coltivazione del miscanto, un arbusto appartenente alla famiglia delle graminacee che può essere coltivato in terreni residuali. In alcuni casi si tratta di tecniche ancora sperimentali, in altre si è già arrivati alla commercializzazione dei prodotti.

    I biocarburanti di seconda generazione sono numerosi e vengono identificati con termici tecnici e acronimi. I principali sono il gasolio sintetico da biomassa (detto FT-liquids), che è prodotto con processi analoghi a quelli utilizzati per la produzione di carburanti sintetici dal carbone, il dimetil-etere, il bio-metanolo e le miscele di composti organici ossigenati chiamate BTL Biomass to liquids.

    Biocarburante di seconda generazione è anche il green diesel o hydrodiesel, ma chiamato anche biodiesel di seconda generazione. Si tratta di un biocarburante ottenuto da oli e grassi vegetali e animali o da processi di pirolisi rapida di biomasse di legno e cellulosa passando per lo stadio di bio-olio.

    Altro biocarburante di seconda generazione è l’etanolo, che è ottenuto da processi di idrolisi enzimatica di materiali lignocellulosici e che è oggetto di ricerca già dagli anni Settanta. La produzione di etanolo da cellulosa, che appunto non è nuova, è considerata particolarmente interessante ed è oggetto di investimenti da parte di alcuni importanti operatori industriali.

    Ci sono infine i biocombustibili come il biodiesel dalle alghe ricavati dall’olio proveniente da colture di microalghe. Su questi sono in corso numerose attività di ricerca sperimentale che potrebbero portare a delle interessanti applicazioni di mercato.

    http://www.ideegreen.it/biocarburanti-seconda-generazione-35448.html

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  30. Gli impianti per la produzione di biodiesel sono sistemi completi per la produzione di biodiesel soggetti alle normative B100 EN-14214. Gli impianti di produzione si avvalgono delle più innovative tecnologie meccaniche ed elettroniche.

    Gli impianti BD1000 sono progettati per la produzione di carburante, con capacità produttiva da 50 a 400 litri di biodiesel pronto all' uso. Nella progettazione di questi impianti di raffinazione si e' tenuto particolarmente conto del consumo energetico, nonché del rispetto dell' ambiente creando macchine ad alto rendimento.

    Alcuni impianti di produzione possono essere alimentate direttamente a 220 Volt per la più piccola STIN10, mentre gli altri richiedono la trifase a 380 Volt.
    Costruite seguendo rigidi schemi produttivi tutte le parti della macchina a contatto con reagenti sono costruite in acciaio inox AISI 304, mentre i sistemi di intelaiatura e fissaggio sono costruiti, per mantenere rigidità ma anche leggerezza, in alluminio verniciato.

    Il funzionamento della macchina e' interamente elettrico, controllabile da remoto.

    Tutta la componentistica del nostro impianto per la produzione di biodiesel, comprese le pompe, le elettrovalvole, ecc, sono di fabbricazione italiana, software compreso, sviluppato dai tecnici dell’azienda.L’impianto è automatizzato per la produzione Biodiesel, completamente automatico, con a bordo un computer che presiede tutti i cicli di lavorazione e sistemi remoti di controllo tramite telefono cellulare e/o computer.

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    1. http://www.vincitech.it/idee/index.php/tecnologia/bd1000-impianto-biodiesel

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